Riaperta la villa segreta in cui morì Stalin

La dacia di Kuntsevo, che sorge alla periferia di Mosca, non è ancora disponibile per le visite del pubblico

È stata riaperta per la prima volta oggi la dacia di Stalin di Kuntsevo, la casa in cui il leader sovietico di origine georgiana morì il 5 marzo del 1953, ancora chiusa al pubblico.
All'interno dell'edificio costruito negli anni Venti dall'architetto Miron Merzhanov, vi è un bunker aggiunto nel 1942, ma nessun tunnel di collegamento con il Cremlino, nessuna metropolitana privata per Stalin, come invece vuole una consolidata leggenda.
La casa, sul fiume Moscova alla periferia occidentale di Mosca, viene descritta da chi l'ha vista oggi, un gruppo di giornalisti russi, come non particolarmente lussuosa, ma piena di regali dell'ex presidente cinese Mao Tse Tung e di fotografie prese da riviste sovietiche alle pareti.
Stranamente, nessuna immagine di Stalin, che invece erano onnipresenti nel resto del Paese.
«Abbiamo cercato la metropolitana, ma non ne abbiamo trovato traccia», ha spiegato lo storico Sergei Devjatov, ricordando che in auto dal Cremlino, la dacia dista solo 12 minuti e anticipando la pubblicazione il prossimo anno di un libro, anche con materiali d'archivio, sull'edicio. Tuttavia, «il momento per l'apertura al pubblico non è ancora arrivato», ha commentato il vice presidente del servizio segreto Fso, Victor Tarassov, senza aggiungere altro.
La dacia su due piani, di mille metri quadrati, in realtà dopo la morte di Stalin era stata usata come albergo, grazie a una speciale autorizzazione del Partito comunista sovietico. Lo staff si era tuttavia impegnato a non rivelare a nessuno che un tempo vi aveva abitato il leader sovietivo.


Nel 1991, era stata requisita dai servizi russi, che continuavano a usarla come foresteria, ma solo per ospiti selezionati, fra loro, nel 1995, Al Gore, allora vice presidente americano e a capo della commissione congiunta fra Russia e Stati Uniti sulle tecnologie sensibili.

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