(...) che posso fare ma il minimo che devo e voglio fare. Certamente non è ipotizzabile la stessa cosa per tutti i consiglieri, perché ci sono tanti elementi che determinano le dinamiche daula e ci sono assenze fisiologiche. Diventano patologiche quando influenzano in modo pesante e costante landamento dei lavori».
È il caso del Pgt? Il piano di governo del territorio non è ancora stato approvato.
«I numeri parlano chiaro. Se ci fosse stata maggiore presenza, lesame del provvedimento sarebbe stato più veloce. A mio avviso sul Pgt si poteva lavorare in prima convocazione, dal momento che la maggioranza aveva la volontà di dimostrare di essere tale, soprattutto nel provvedimento più importante e strategico. In ogni caso, pur avendo fatto ben 25 delibere e il bilancio durante il periodo del Pgt, se non lavoriamo in seconda convocazione sulle altre delibere, rischiamo di avere già da fine mese un arretrato che non cè mai stato. E non cè mai stato, ci tengo a dirlo, perché finora il consiglio ha lavorato con costanza».
Che cosa prevede il regolamento di Palazzo Marino per i consiglieri assenteisti?
«Prevede che il consigliere è tenuto a partecipare a tutte le sedute del consiglio e che ogni assenza va sempre giustificata per iscritto. Fino al mese scorso, in un regime a gettoni, non si percepiva il gettone. Appena sarà definito il nuovo regime delle indennità, scriveremo un regolamento e mi auguro che, senza essere ulteriormente penalizzante, preveda una forma di decurtazione per chi si assenta in più sedute».
Entrate e uscite strategiche portano a compensi per i consiglieri senza che laula lavori. Si possono evitare?
«Non credo che la strategia delle presenze in aula e delle eventuali uscite sia motivata da ragioni economiche, ma da ragioni politiche. Parliamo di una cifra contenuta e la maggior parte dei consiglieri raggiunge comunque il tetto massimo finora consentito - da questo mese dimezzato - di duemiladuecento euro lordi».
La ricandidatura dei consiglieri dovrebbe essere collegata alla presenza in aula?
«Su questo decideranno i singoli partiti. Per il Pdl, a mio avviso, il criterio delle presenze dovrebbe essere valido per determinare la ricandidatura. Basti pensare ai grandi effetti negativi che le assenze hanno prodotto. È giusto che i criteri li decida il partito, ma ascoltando gli interlocutori naturali e cioè gli eletti a Palazzo Marino e nei consigli di zona. Finora il criterio della presenza non è mai stato determinante, né per la scelta dei candidati in consiglio né per la scelta degli assessori».
La finanziaria ha ridotto i consiglieri a quarantotto. Sono sufficienti per Milano?
«Auspico che ci siano normative diverse per le aree metropolitane, a partire da Milano. Fino al 93 erano 80 consiglieri. Forse ieri erano troppi, ma domani rischiano di essere troppo pochi».
Ci sarà battaglia alle prossime elezioni?
«Nellarea Pdl passiamo da 120 candidati del 2006 a 48 candidati e già questo è un taglio pesante. Ho fiducia che il partito al momento opportuno scriva le regole giuste, anche perché per certi versi la campagna elettorale è già iniziata».
Molti consiglieri sono al terzo o al quarto mandato. Crede che il consiglio comunale abbia bisogno di essere rinnovato o lesperienza è un aiuto?
«Serve saper coniugare lesperienza con il rinnovamento.
«La ricandidatura nel 2011? Solo ai più presenti in aula»
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