Cronaca locale

Ricattava il superavvocato in cella ispettore del Fisco

La concussione: «Se non paghi ti faccio indagare per evasione fiscale»

Ricattava il superavvocato in cella ispettore del Fisco

Chissà se, circondati com’erano da coriandoli e mascherine, quando i carabinieri si sono qualificati hanno pensato a uno scherzo. Ma non era uno scherzo la concussione tentata nei confronti di uno dei principali studi legali d’Italia, così come non lo sono state poi le manette e i cellulari che hanno portati a San Vittore un ispettore del fisco e il fratello. I due sono stati colti con le mani nel barattolo di marmellata, ovvero in 5 buste con dentro 120mila euro, frutto del ricatto.
Sì perché un ricatto bello e buono è quello tentato da Renato Giardina, 53 anni, verificatore dell’Agenzia delle entrate, direzione regionale Lombardia, settore accertamenti. L’uomo si è presentato un mesetto fa presso lo studio Pappalardo-Erede-Bonelli. Un gigante da 300 avvocati specializzati in diritto societario, bancario, tributario e amministrativo, con sedi a Milano, Genova, Roma ma anche a Bruxelles e Londra.
Ed è proprio sulla permanenza nella capitale britannica nel 2004 di uno degli avvocati dello studio che si appunta l’attenzione di Giardina. L’ispettore infatti è convinto che abbia sottratto proventi al fisco italiano dichiarandoli all’erario inglese e ci siano anche irregolarità nell’Iva. Insomma ha fatto un po’ alla Totò quando nel film «Il coraggio» minacciava Gino Cervi con frasi tipo «So su di lei cose che se rivelate...».
Ma il «povero» Giardina ha la «sfortuna» di incappare non solo in un’azienda formata da super esperti in materia ma anche in regola con tasse, imposte e balzelli vari. Così quando l’ispettore convoca l’avvocato per «una chiacchierata al bar» e gli spara 300mila euro per «chiudere un occhio», questi se ne va dritto filato in Procura. Su suggerimento dei carabinieri, per risultare più credibile inizia una trattativa che si conclude a quota 150mila.
Venerdì alle 18, dunque, la consegna. Primo appuntamento in largo Cairoli, dove l’avvocato viene raggiunto da un sms che lo informa dello spostamento del luogo dell’incontro in Galleria Vittorio Emanuele. Piena di bimbi in maschera, coriandoli, stelle filanti e musica per il Carnevale Ambrosiano. Appena arrivato secondo messaggio «Salire al primo piano della Ricordi, sezione musica classica». Qui il legale è atteso da Renato Giardina, a cui allunga sei mazzette da 20mila in banconote da 500 per un totale di 120mila euro, in attesa del saldo dei rimanenti 30mila. L’ispettore dà una rapida occhiata, congeda l’avvocato e si avvicina a una seconda persona a cui consegna i quattrini. E a quel punto entrambi vengono gelati dal «Fermi tutti, carabinieri». I due tentano un abbozzo di difesa, poi crollano. Giardina viene portato via insieme a quel che poi si scoprirà essere il fratello Giovanni, 69 anni, ex dirigente d’azienda ora pensionato. Anzi ora carcerato.

Le indagini comunque proseguono: c’è il dubbio che l’ispettore abbia fatto lo stesso giochino nel corso di precedenti verifiche tributarie.

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