Come uno scomodo convitato la crisi disturba e i commensali vorrebbero non vederla, non parlarne, esorcizzarla. Eppure è l'argomento più discusso di questi giorni di sfilate. «La crisi è un dato di fatto, le clienti hanno ritardato l'arrivo a Milano per passare gli ordini delle pre-collezioni, ci sono ritardi nei pagamenti - commentano Domenico Dolce e Stefano Gabbana - ma noi stiamo lavorando in modo diverso perché siamo convinti che oggi ci voglia più creatività e maggiore razionalità. In concreto, sulle collezioni e sulle sfilate - spiegano - ci siamo imposti meno uscite inutili, meno sprechi e soprattutto abbiamo messo al bando la tristezza». Non a caso in questi momenti di cattive notizie quotidiane si ha voglia di sognare di più, di guardare al bello e di sdrammatizzare. «Bisogna avere coraggio e non abbassare il tiro - sostiene Frida Giannini direttore artistico di Gucci -: noi puntiamo ancora di più sui valori del marchio. Parliamo di lusso e di made in Italy e riteniamo sia importante portare avanti questi concetti».
Ben detto perché la crisi può indurre verso rinunce pericolose, per esempio sul fronte dell'autenticità. «Dobbiamo puntare su contenuti forti e sulla nostra grande identità perché di fronte a una inevitabile selezione questo ci può fortificare» dice Alberta Ferretti convinta che le difficoltà facciano crescere. «Ho voluto esorcizzare la paura e dire alle donne: siate belle - fa eco Cristina Tardito designer della collezione Kristina TI - perché come diceva mia nonna, in attesa di uscirne è meglio arredare il tunnel».
Quindi reagire perché le crisi generano anche del buono. «La mia filosofia? Massima eleganza con minima spesa - spiega Anna Molinari stilista di Blumarine -. Temevamo che i buyer americani arrivassero in numero inferiore rispetto al passato e così è stato. Perciò nelle mie scelte creative ho fatto molta attenzione e non ho mai smesso di pensare ai miei 150 operai impiegati in azienda e agli oltre 6 mila che facciamo lavorare con l'indotto».
«Il mondo della moda in 18 mesi è radicalmente cambiato - osserva Matteo Marzotto che ha annunciato l'acquisto del francesissimo marchio Vionnet insieme a Gianni Castiglioni, marito di Consuelo, stilista di Marni - e in un momento di crisi come questo il fatto che uno creda ancora nel sistema Italia, perché è qui che produrremo, è già di per sé straordinario».
«La crisi si supera lavorando di più - sbotta Michele Giglio, un negoziante di Palermo che con le sue eleganti boutique veste la crême de la crême della città - dire per esempio ai fornitori che non è l'anno della haute couture a dispetto di quanto stiamo vedendo su tante passerelle e basare gli acquisti sulle nostre vere clienti.
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