RICORDANDO SOLDATI E UNA TV DIVERSA

Nel centenario della nascita di Mario Soldati, Raitre ha dedicato al poliedrico scrittore piemontese un bel documentario, purtroppo quasi o nulla pubblicizzato, andato in onda giovedì e venerdì alle 13,10: Alla ricerca di Mario Soldati, viaggio lungo un secolo, di Paolo Aleotti, Maria Grazia Quaglia ed Emiliano Morreale. È stata una delle rare occasioni per riflettere anche e soprattutto sull'esperienza umana e professionale del primo intellettuale italiano che abbia voluto spendersi generosamente e senza snobismi attraverso il mezzo televisivo (non che ve ne siano stati molti altri, dopo). Il documentario aveva come logica traccia narrativa proprio quel Viaggio nella valle del Po che, nel 1957, segnò il suo fortunato debutto con il reportage d'autore. Con la scusa di andare alla caccia dei cibi genuini, Soldati riusciva in realtà a cogliere la straordinaria ricchezza umana di un Paese ancora semplice, in cui un pescatore intervistato sulle rive del Po poteva permettersi di lamentarsi della presenza disturbante delle telecamere con colorite espressioni dialettali, non essendo per nulla abituato a scendere a patti con la loro invadenza. Anni in cui la stessa televisione, non ancora tenuta sotto osservazione e scacco da ogni tipo di associazione, mostrava pratiche culinarie molto crude (come la pulitura dal vivo delle rane) documentandole senza che si levassero voci di protesta. Di Soldati è stata ricordata la grande curiosità, l'instancabile sete di conoscere qualsiasi dettaglio di ciò che andava filmando, e una solida preparazione che gli consentiva di avere un approccio olistico alla materia trattata, molto prima che andasse di moda l'espressione «cultura del territorio». Non amava definirsi «gastronomo», perché gli sembrava che quella parola avesse il suono di una brutta malattia, e restano famose certe sue ricorrenti impuntature eno-filosofiche che, anche in questo caso, sarebbero state successivamente ereditate dalla vulgata corrente, come la frase: siamo noi che dobbiamo andare verso il vino, e non viceversa. Tra aneddoti, ricordi, testimonianze (tra gli altri il presidente dello slow food Carlo Petrini e lo scrittore Andrea Camilleri) l'esperienza del Soldati televisivo ha mantenuto intatta tutta la sua forza espressiva a dispetto dei quasi cinquant'anni che ci separano da quella fortunata trasmissione, la cui popolarità venne anche certificata dalle strepitose parodie del duo Tognazzi-Vianello, che sfottevano «l'intellettuale» con spiritosa irriverenza.

Intercettare le belle immagini di Viaggio nella valle del Po serve anche a confrontarle con il circo barnum delle troppe trasmissioni che oggi si occupano di cibi e ambiente con più attenzione alle marchette che alla cultura.

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