L' Istituto Bruno Leoni, una favolosa organizzazione liberista che però tende a vergognarsi di questo becero foglio, ha affidato il suo «Discorso Sergio Ricossa» al premio Nobel per l'economia Vernon Smith. In un'intervista rilasciata mercoledì scorso alla Stampa il Nobel risponde a due domande in modo molto interessante. Vediamole. «I tagli alle tasse che vuole fare Trump sono giusti?» chiede il giornalista. «Sì. Non c'è ragione per tassare i redditi delle imprese: tutti i soldi che incassano vengono restituiti, sotto forma di stipendi, bonus, dividendi. Non bisogna tassarli a livello corporate, ma quando diventano redditi personali. Altrimenti si incentiva la pratica di lasciarli all'estero, nei Paesi con tasse basse». Insiste il cronista: «L'insoddisfazione che ha aiutato Trump a vincere è giustificata?». «Sì. Trump è riuscito a parlare alla gente emarginata dal sistema. Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi non avevamo mai avuto un periodo così lungo di bassa crescita e occupazione. Molti si sentivano ignorati, ed era vero. Da qui è venuto fuori il nazionalismo. Ora è importante affrontare i problemi, affinché la gente non vada in questa direzione pericolosa». E riguardo ad immigrazione e commerci, Smith è critico nei confronti delle ricette trumpiane che prevedono la chiusura delle frontiere sia per merci sia per persone.
Ma, dicevamo, il nostro amato premio Nobel è stato invitato a parlare in una giornata intitolata a Ricossa. Egli ricorda come la libertà di circolazione delle persone (oltre che delle merci) sia un must per un liberale. Ma sarebbe bello che citasse il Sergio Ricossa, che in vita non si vergognava del Giornale, e tanto meno di essere sempre poco accetto dall'establishment, che scriveva nel suo insuperabile Straborghese, pubblicato proprio da Ibl: «È un errore credere che la tolleranza insegni ad essere tolleranti con gl'intolleranti; e la moderazione insegni ad essere stupidi. È un errore pensare che essere obiettivi significhi essere neutrali, quando invece vuol dire stare dalla parte dei fatti. È un errore credere per ragioni umanitarie ad un socialismo, che di umanitario ha più nulla». Oggi il socialismo è sconfitto. Almeno formalmente. Ma la sua eredità è più forte che mai: le sue influenze illiberali, pianificatorie, stataliste e collettiviste, sono diverse rispetto a quelle che affrontava Ricossa. Oggi il neo-socialismo sfila per l'accoglienza, per un cibo ogm-free, per la denuncia dell'islamofobia.
Mi piacerebbe un «Discorso di Ricossa» dedicato allo spirito di quel grande economista torinese. Che con gli strumenti della logica e della libertà, confutasse i luoghi comuni del socialismo strisciante di oggi. Chi vuole l'immigrazione oggi, non lo fa per i motivi di Vernon. Oggi un Ricossa non si vede in giro.
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