da Milano
Il progetto di concordato di Magiste ora è sul tavolo dei due procuratori romani che indagano sulla scalata a Rcs. I consulenti del gruppo di Stefano Ricucci, gli avvocati dello studio Ripa di Meana, il presidente della stessa Magiste Francesco Bucci Casari ne hanno parlato con i magistrati per più di due ore a palazzo di giustizia. Alluscita lottimismo era evidente: «È previsto un accordo con la Bpi per il pagamento integrale di tutti i debiti, i numeri mi sembrano compatibili», ha detto uno dei legali, Riccardo Olivo.
Il giudizio della procura per il momento appare più cauto: procuratori e advisor di Magiste dovranno vedersi ancora nei prossimi giorni, per approfondire alcuni punti del piano di ristrutturazione. Sembra comunque che il progetto venga ritenuto fattibile a patto però che si creino alcune condizioni che vengono ritenute fondamentali.
La prima è che Banca popolare italiana faccia altre rinunce sui crediti vantati nei confronti dellimmobiliarista romano. Per evitare il fallimento mancherebbero allappello 200 milioni di euro. Ed è quelli che dovrebbe accollarsi Banca popolare italiana (che ha peraltro già accantonato minusvalenze per 150 milioni). Il sacrificio ulteriore non dovrebbe dunque essere considerato inaccettabile dagli uomini di Divo Gronchi e Piero Giarda e un accordo su questo punto sarebbe già stato raggiunto. In cambio della rinuncia la banca lodigiana otterrebbe la piena disponibilità dei titoli Rcs che le erano stati affidati in pegno. Proprio questa disponibilità è un elemento decisivo, visto che consentirebbe a Bpi di impostare un processo di dismissione della quota che possa massimizzare lincasso, riducendo al minimo le ricadute negative sullandamento del titolo editoriale.
Se questa condizione richiede soprattutto la collaborazione di Bpi le altre sono legate più direttamente allattività di Ricucci e alla complicata ragnatela legale in cui limmobiliarista si trova. Tanto per cominciare i procuratori chiedono limmediato rientro di capitali e attività di Magiste International e Garlsson (società lussemburghese la prima, delle Bahamas britanniche la seconda) due delle holding attraverso cui il finanziere ha condotto le più significative scorrerie borsistiche e immobiliari.
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