Il governo Monti ha emanato quella riforma delle professioni invocata da partiti e associazioni imprenditoriali, per ridurre privilegi e rilanciare il Paese. Una riforma attesa dai professionisti per ottenere norme a favore della qualità delle trasformazioni del territorio.
«Invece, almeno per gli architetti, la legge configura un testo che addirittura ignora la qualità e i problemi del lavoro professionale».
Un grido di allarme lanciato da Bruno Gabbiani, presidente di Ala-Assoarchitetti, direttamente dalle pagine della nuova edizione di Architettura-Speciale Progetti & Costruzioni. «Era evidente che per valorizzare l'architettura, la riforma avrebbe dovuto stabilire la centralità del progetto quale fattore determinante la qualità di ogni risultato - sottolinea Gabbiani - Al contrario, la legge, sommata a una serie di altri provvedimenti incrociati, spingerà verso un ulteriore abbassamento della qualità».
Molti, secondo l'architetto Gabbiani, gli effetti più incisivi di questo insieme di norme. «L'eliminazione delle tariffe minime, di per sé logica in un mercato dinamico, non è stata preceduta dall'istituzione di un listino delle prestazioni, che avrebbe ridotto le operazioni di dumping e la conseguente dequalificazione generale». Sull'affidamento preferenziale dei progetti pubblici ai tecnici in house, «oltre a costituire un'evidente turbativa della concorrenza e una distrazione dei funzionari dai loro compiti istituzionali, è una prassi che priva gli studi di un mercato che, nel resto d'Europa, ne mantiene in vita le strutture».
Secondo Gabbiani, il ricorso crescente al project financing e agli appalti integrati rafforza l'improprio ruolo progettuale delle imprese di costruzione, ritenute dallo stesso «portatrici di insanabili conflitti di interessi con il committente pubblico», ed elimina il ruolo di soggetto terzo, rivestito dal direttore dei lavori. «Non regolamentare i concorsi di progettazione per renderli meno rari, onerosi, opachi e per lo più senza esito, senza correggere il fatto che le gare d'affidamento dei servizi consentono di ottenere incarichi soltanto a chi ne ha già svolti di analoghi, mortifica la creatività e il futuro non soltanto dei giovani - prosegue il presidente di Ala -. Bisogna dire che i liberi professionisti non sono riusciti a esprimere compiutamente le proprie autentiche esigenze, ossia operare sostanzialmente in un quadro di ordinata concorrenza nazionale e internazionale, idoneo alla fornitura di prestazioni qualificate, al giusto prezzo. Anche per questo la riforma è stata travisata come riforma degli Ordini, anziché come valorizzazione del lavoro intellettuale, nella direzione dello spirito del Protocollo di Lisbona.
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