«Riforma devastante per l’Antimafia»

da Roma

Quando la controriforma Mastella sulla giustizia sarà legge verrà decapitata, in pochi mesi, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Lancia l’allarme il procuratore del capoluogo siciliano, Francesco Messineo: chiede che la politica «modifichi in tempi brevi le norme transitorie del nuovo ordinamento giudiziario», perché «pur rispondendo ad un principio sacrosanto qual è la temporaneità degli incarichi, rischiano davvero di essere devastanti su determinate strutture antimafia».
Messineo fa le sue dichiarazioni mentre aspetta l’arrivo del Guardasigilli alla commemorazione dell’omicidio del giudice Rocco Chinnici, assassinato 24 anni fa a Palermo. E poco dopo, a sorpresa, Clemente Mastella non difende il «suo» testo appena approvato dalla Camera, ma dà ragione al magistrato. Chiede, a sua volta, «comprensione da parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione» perché si dia una risposta al grido del procuratore capo.
La norma transitoria in questione prevede che, entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma, le toghe con incarichi direttivi e semidirettivi che da 8 anni stanno nello stesso ufficio, decadano dal loro incarico. Per Messineo ci vuole più gradualità, le regole sono «troppo rigorose». Lo ha detto anche pochi giorni fa, alla Commissione nazionale antimafia venuta a Palermo. E il Csm ha da tempo segnalato i problemi che comporterà la rotazione di 380 magistrati in tutt’Italia, con un intasamento di pratiche a Palazzo de’ Marescialli.
Messineo ha assunto il suo incarico un anno fa e subito ha fatto riammettere alla Dda gli aggiunti Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato, allontanati proprio per aver superato gli 8 anni di permanenza. A febbraio scorso, per questo, è stato protagonista di un durissimo scontro con il suo predecessore a Palermo, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Ora torna all’attacco, sperando probabilmente non tanto di allungare quei 6 mesi in un anno, ma magari di ottenere che per chi ha già raggiunto la soglia degli 8 anni il calcolo riparta da zero.
Per Renato Schifani di Fi il fatto che Mastella abbia subito raccolto il suo appello «dà il senso della superficialità con cui il governo e la maggioranza hanno approvato la nuova disciplina». È la prova che la smania di cancellare la riforma Castelli e di «azzerare per partito preso tutto ciò che ha fatto un precedente governo non amico, fa legiferare in maniera incompleta e a volte schizofrenica».
Che vuol dire quell’appellarsi di Mastella a maggioranza e opposizione, ben sapendo che le Camere stanno chiudendo e quando nella stessa giornata annuncia che il suo partito, l’Udeur, è pronto a disertare i lavori parlamentari «se a settembre non calendarizzano subito la mia legge sulle intercettazioni al Senato»? Vuole cambiare il ministro, ma sbeffeggia Silvio Berlusconi che ha annunciato che quando tornerà a Palazzo Chigi reintrodurrà la riforma Castelli. «Vedremo se e quando sarà al governo!».
Spiega al Giornale l’azzurro Francesco Nitto Palma: «Mi meraviglia che Mastella ora faccia finta di non conoscere il problema, quando il Csm lo ha già denunciato.

In un Paese civile le istituzioni sono rappresentate da soggetti intercambiabili, altrimenti si crea un’anomalia democratica. E poi, tutto il materiale della Dda di Palermo è informatizzato, quindi la memoria storica non si perderà».

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