Economia

Riforma del tfr, il governo usa la leva fiscale

Fondi pensione, Palazzo Chigi prevede un afflusso di almeno sette miliardi di euro

Antonio Signorini

da Roma

Le aziende che dovranno rinunciare alle quote del Trattamento di fine rapporto versate dai lavoratori saranno parzialmente compensate con la deducibilità del quattro per cento del Tfr destinato annualmente alla previdenzia complementare. E per le imprese con meno di 50 dipendenti la percentuale deducibile salirà al 6 per cento. Il governo ha deciso di usare la leva fiscale per sciogliere uno dei principali nodi che hanno rallentato la riforma del Tfr e quindi il lancio dei fondi pensione. Il ministro del Welfare Roberto Maroni ha annunciato di avere convocato per giovedì le parti sociali con l’obiettivo di proseguire il confronto sulla previdenza integrativa. A sindacati e datori il ministro mostrerà la bozza del decreto di attuazione della riforma previdenziale che prevede le compensazioni per le aziende e anche altre agevolazioni fiscali, questa volta destinate ai fondi pensione dei lavoratori. Sulle prestazioni previdenziali integrative sarà infatti applicata un’aliquota unica del 15 per cento che però, dopo 15 anni di contribuzione, calerà dello 0,30 per cento ogni anno. In pratica, dopo 35 anni di contribuzione l’aliquota sarà del 9 per cento.
Il governo si aspetta che lo smobilizzo del Tfr faccia arrivare sul mercato dei fondi pensione almeno sette miliardi di euro, rispetto ai 12-13 miliardi che ogni anno vengono accantonati come Tfr. Il meccanismo della scelta è quello noto del silenzio assenso. In sostanza, se entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto il lavoratore non si esprimerà sul fondo al quale trasferire il Tfr oppure sul mantenimento delle quote in azienda, il datore dovrà trasferire le quote maturate al fondo previsto dal contratto nazionale o a quello scaturito dalla contrattazione aziendale.
Il lavoratore potrà anche chiedere al fondo pensione l’anticipo di una parte della sua «liquidazione», ma secondo regole e quote stabilite. Potrà ad esempio ricevere il 75 per cento di quanto versato, ma solo in caso di situazioni sanitarie gravissime come una malattia dell’iscritto, del coniuge o dei figli. Per l’acquisto della prima casa si potrà chiedere dopo otto anni di contribuzione il 50 per cento della propria posizione. Per tutte le altre esigenze si potrà chiedere il 30 per cento, comunque sempre dopo otto anni. Confermata la «portatilità»: dopo due anni si potrà cambiare fondo, senza alcun limite.
Tra le novità previste dalla bozza, c’è l’individuazione di forme di previdenza complementare anche per i lavoratori «flessibili» previsti dalla legge Biagi. Rimane da definire il fondo di garanzia per facilitare il credito delle aziende che si ritroveranno senza Tfr. Un’altra forma di compensazione che aveva ricevuto il via libera delle banche. Questa e altre questioni aperte, come il ruolo della Covip nella vigilanza dei fondi verranno affrontate nell’incontro con le parti sociali.

I sindacati hanno chiesto che il governo recepisca tutte le richieste contenute nell’avviso comune, siglato insieme alle associazioni datoriali.

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