Le riforme come antidoto al troppo rigore

La Commissione Europea ha comunicato che nel 2012 l’euro zona subirà una «mite» (mild) recessione consistente nella diminuzione del suo Pil, il prodotto interno lordo, dello 0,3% mentre in novembre stimava che quest’anno l’eurozona avrebbe avuto una crescita dello 0,5. Il grosso peggioramento è conseguenza della politica del duo Merkel Sarkozy basata sulla richiesta di un esoso rigore di bilancio a Italia, Spagna, Portogallo mentre veniva continuamente dilazionato l’intervento per la Grecia, avvelenando il clima finanziario dell’euro zona. E non veniva posta in essere alcuna politica di espansione, salvo da ultimo finalmente l’azione della Bce di prestiti triennali all’1% alle banche, per 500 miliardi in dicembre con ripetizione di altrettanto a fine febbraio, che ha evitato il peggio, di cui l'asse franco-tedesco rafforzato da scandinavi ottusi non si era accorto e contro cui alcuni anzi hanno protestato.
Il guadagnar tempo con pretesti vari, nell’aiuto alla Grecia è servito alle banche tedesche e francesi, piene di titoli pubblici greci, di venderne una parte, prima che si facesse l’operazione di cambio a metà del loro valore, prevista per lo scorso ottobre e dilazionata sino a metà febbraio 2012. L’indugio ha anche consentito di diluire le perdite su questi titoli e di fare, nel frattempo, il salvataggio - a cura del governo - del colosso bancario francese Dexia, che aveva minusvalenze su titoli greci di circa 3,5 miliardi insieme a rovinosi risultati della affiliata Dexia Belgique. Dexia ora ha chiuso il bilancio con 11,6 miliardi perdite. Nel frattempo, si è temuto che l’euro crollasse, il nostro debito è entrato in crisi e si è detto in giro che le nostre banche, che pure non avevano spazzatura finanziaria come Dexia e Royal Bank of Scotland fossero a rischio.
In questo clima pessimistico, l’Italia ha dovuto fare tre manovre per il pareggio del bilancio entro il 2013 per un totale di 100 miliardi. Ma la brezza freddina che scende sull’economia europea a causa degli errori, delle esitazioni e delle furbizie del duo Merkel-Sarkozy e degli Stati che si sono loro affiancati, è un dato medio, fra il freddo che per l’eccesso di rigore dovuto al pessimismo, subiranno gli Stati del Sud dell’Europa, cioè Italia, Spagna, Portogallo e Grecia e il modesto tepore che invece toccherà al duo franco-tedesco. Infatti in questo quadro di "recessione mite" se la caveranno relativamente bene la Germania (+0,6% solo 0,2 punti in meno di quanto in precedenza stimato) e la Francia (+0,4% contro il precedente 0,6). Il Pil dell’Italia calerebbe dello 1,3% mentre la stima precedente era di - 0,1. Dunque noi saremo i grandi donatori di sangue, con una perdita di 1,2 punti rispetto alla stima precedente.
In Europa si continua ad agire col rigore e i salvataggi tardivi, dovuti a eccessi di rigore che peggiorano le cose. E molte chiacchiere. Invece non c’è una politica pro crescita, per controbilanciare le deflazioni dei bilanci che tagliano la domanda e fanno salire i prezzi, con gli aumenti fiscali.

A me pare che, in questo quadro, in cui l’ euro zona non ha né una politica economica e fiscale keynesiana, né una di economia di mercato ortodossa basata sugli investimenti nell’economia reale ed in cui mentre si chiede all’Italia di liberalizzare, Francia e Germania, ma anche Svezia e altri praticano l’opposto, sia necessario pensare sempre di più ad adottare noi, in modo realistico, le misure che ci servono per riprendere la crescita. Dobbiamo far meglio di quanto ci assegna colle sue stime, la Commissione europea. La modifica dell’articolo 18 e i contratti alla Marchionne si impongono.

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