Roma - Non va a buon fine la proposta di Giuliano Amato. I ripetuti appelli del Quirinale pare che non abbiano fatto breccia tra i poli ma soprattutto tra gli alleati del centrosinistra, che bocciano la proposta del ministro dell'Interno di costruire un ponte di dialogo sulle riforme, in particolare su quella per cambiare il sistema elettorale. Naufraga così, tra critiche bipartisan, l'idea di trovare «un terreno comune tra maggioranza e opposizione, per far sì che il bipolarismo funzioni», attraverso l'istituzione di «una Convenzione, che lavori in parallelo con il governo Prodi, e che approvi la riforma elettorale di cui il paese ha bisogno». A distinguersi per durezza di toni è FI scesa in campo con Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. «Tutto il ragionamento del 'dottor sottilè - attacca il primo - è molto confuso, e questo è l'aspetto più allarmante dello stato in cui si trova la migliore classe dirigente della sinistra al governo». Per il secondo, si tratta solo del «sogno di una notte di mezzo inverno». Nel mettere al bando qualsiasi altro argomento di dialogo, Cicchitto ammette che «l'unico terreno possibile di confronto può essere quello della legge elettorale: come Forza Italia vogliamo capire l'orientamento reale delle varie forze di maggioranza anche perchè l'unico nodo per sciogliere questa questione è il Parlamento, non certo una legge presentata dal governo». Anche l'Udc rimanda, seppur con garbo, al mittente la proposta con Francesco Pionati. «Rispettiamo la proposta di Amato - afferma - ma la consideriamo inopportuna». Nel campo della maggioranza se Francesco Rutelli prende tempo («ne parleremo nella riunione di Caserta»), l'Ulivo con il vicecapogruppo alla Camera, Marina Sereni, usa toni soft ma senza speranza per la proposta del responsabile del Viminale: «Se ci sono le volontà politiche, in Parlamento possono trovarsi gli strumenti e gli organismi in grado di scrivere una legge elettorale che risponda alle esigenze del Paese». Dunque «dialogo e confronto - prosegue la diessina - con chi non lo rifiuta aprioristicamente volendo scegliere gli interlocutori, ma sui principi più che sugli strumenti». E naturalmente «i cardini della riforma devono permettere il rafforzamento del bipolarismo favorendo le aggregazioni dei partiti». Dello stesso avviso il Pdci. «Il dialogo sulla legge elettorale lo si fa in Parlamento - sentenzia Pino Sgobio - l'Unione trovi la quadra al suo interno: nessuna altra scorciatoia, che sia convenzione o altro marchingegno, può essere messa in pratica». Lo stesso concetto ripetuto da Marco Rizzo che si spinge oltre: «Siamo e rimarremo contrari a ogni inciucio, i poteri forti vogliono cancellare le forze critiche. Prima due schieramenti, poi due partiti sempre più simili. Così ci sarà una sola politica e la maggioranza dei cittadini non voterà più ed è ovvio che, quando non c'è partecipazione, la democrazia subisce gravi danni».
Il premier: riforme solo con largo accordo «Le riforme elettorali e le iforme costituzionali si fanno soltanto se c'è un largo accordo, l'incarico dato al ministro Chiti di sentire tutti i partiti è proprio per essere coerenti con questa linea. Quella di Amato è un'intelligente riflessione, però il governo ha dato l'incarico a Chiti di fare un'esplorazione». Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha commentato così la proposta del ministro degli interni Giuliano Amato di istituire una Convenzione per stendere la nuova legge elettorale.
Chiti incontra Forza Italia Il ministro delle Riforme e per i Rapporti con il parlamento Vannino Chiti commenta, in un'intervista alla Reuters, la proposta di una Convenzione, avanzata dal ministro Amato, per elaborare una nuova riforma elettorale. Sull'ipotesi di una Convenzione il ministro, che a nome del governo sta sondando i poli per verificare la possibilità di un'intesa parlamentare, ricorda che «c'erano state anche delle erplessità, da parte di settori della maggioranza e dell'opposizione, sul fatto che la proposta elaborata da una Convenzione deve comunque essere poi vagliata dal Parlamento». Il ministro va avanti intanto per la sua strada e ribadisce 'ottimismo. «Se c'è la volontà politica - afferma Chiti - e se ci sono, come mi sembra, possibilità di intesa all'interno di un modello di riferimento su cui lavorare, un anno è sufficiente». Per il ministro, «appare possibile trovare un'intesa non solo nella maggioranza ma anche con forze dell'opposizione attorno a un modello di legge elettorale per il Paese che guardi o all'esperienza delle Regioni o al modello dei Comuni».
E nell'ambito del giro di consultazioni, giovedì Chiti incontrerà una delegazione di Forza Italia nella sede del gruppo azzurro a Montecitorio. "Un fatto positivo - commenta il ministro - perché consentirà uno scambio di valutazioni con il principale gruppo dell'opposizione per ricercare convergenze e intese sul delicato tema della legge elettorale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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