Riforme Sì alla giustizia, no a welfare e pensioni

Il Pd si presenta con il vestito nuovo, ma nella realtà è ancora una volta un capo vintage, raccattato nelle bancarelle del passato. È per questo che quando Bersani parla di riforme ci va molto cauto. Questo è un partito che più passano gli anni e più diventa conservatore. E se davvero potesse, scivolerebbe nel reazionario. Cosa ha detto Bersani sulle riforme? Si possono fare, ma poche e con molti paletti. Prima regola. È lessicale. Niente dialogo, parola che sa troppo di inciucio, ma confronto. Insomma, siamo disponibili a guardare in faccia quelli del Pdl. Tutto deve avvenire in Parlamento. Niente patti della crostata e soprattutto nessun referendum. Quali riforme si possono fare? Va bene il Senato federale, l’addio quindi al bicameralismo perfetto e perfino alla riduzione del numero di senatori e deputati. Va bene il confronto sulla legge elettorale, ma Bersani non dice che tipo. Maggioritario? Proporzionale? Boh. L’importante è che l’elettore possa scegliere i parlamentari. Sulla giustizia si può in teoria ragionare.

L’importante è che non ci siano questioni che si riferiscano alla situazione personale del presidente del Consiglio. Niente lodo Ghedini. I tempi? Bersani non ne parla. Ma si capisce che vuole tirarla per le lunghe. Mercato del lavoro, welfare e pensioni, università? Non pervenute. Mica è roba di sinistra.

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