Rifugio da favola di un principe «misterioso»

Fedora Franzè

L’angolo più magico di Villa Torlonia è un piccolo edificio poco distante dall’ingresso di via Nomentana, un luogo che sembra uscito da un libro di favole, simile a quello della strega di Hansel e Gretel. È la Casina delle Civette, uno dei primi esempi di liberty romano, risultato della ristrutturazione di Vincenzo Fasolo del precedente «Villaggio Medievale». La storia comincia nell’Ottocento, quando la zona meridionale dell’attuale Villa entra a far parte delle proprietà dei Torlonia e viene affidata al talento di Giuseppe Jappelli. L’architetto padovano realizza un giardino all’inglese ricco di scorci pittoreschi e di strutture di varia ispirazione, come il Campo da Tornei, La Serra Moresca e la Capanna Svizzera, a metà tra la latteria e il romitorio di tradizione settecentesca, presto decaduta a sbrigare spicciole funzioni rurali. Quando Giovanni Torlonia jr decide di trasformare la Capanna nella sua residenza, lasciando i più ampi spazi del Casino Nobile, inizia la metamorfosi: prima ancora dell’aggiunta di un corpo di fabbrica, il cambiamento risiede nell’accurato apparato decorativo, che si sovrappone ed avvolge come un incantesimo gli spazi preesistenti, secondo una concezione dell’arte totale propria dell’art nouveau. Vengono ampliate le finestre e installate le prime vetrate artistiche, aggiunte una torre, le logge, statue allegoriche, vasi, inserti di frammenti marmorei nella muratura, affreschi e stucchi, maioliche colorate in accostamenti bizzarri sul tetto, boiseries, mosaici e ancora vetrate. Nel corso degli interventi che si susseguono tra il 1906 e il 1920 lo stravagante edificio assume prima la denominazione di «Villaggio Medievale» e poi dal 1916 di «Villino delle Civette», probabilmente dalla vetrata Civette nella notte, commissionata al pittore e decoratore romano Duilio Cambellotti. Il tema ritorna insistentemente negli arredi e nei decori, secondo la volontà del principe Torlonia, in sintonia con la sua personalità misteriosa.
Utilizzata tra il 1944 e il ’47 dalle truppe angloamericane, che provocano danni irreparabili e acquisita dal Comune nel 1977 assieme alla Villa, la Casina subisce vandalismi e furti, e un devastante incendio nel 1991.

Dall’anno successivo ha inizio una campagna di restauro capillare, che ha restituito alla palazzina molte delle straordinarie opere degli artisti decoratori d’inizio Novecento e la Casina è divenuta uno spazio museale in crescita come la sua preziosa collezione.

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