Gian Marco Chiocci
RomaAncora problemi per Antonio Di Pietro. E ancora per questi stramaledetti rimborsi elettorali. A lamentarsi dello «scippo» della propria parte di finanziamento pubblico è un altro ex alleato di Tonino, un vecchio comunista, Giuseppe Pierino. Lennesima grana giudiziaria collegata alla gestione delle finanze dellItalia dei Valori viene dibattuta davanti alla Seconda sezione del tribunale civile di Roma in una vicenda fotocopia a quella denunciata da Elio Veltri (altro ex alleato di Tonino) che per fare chiarezza sui rimborsi delle europee 2004 e su tutti gli altri, ha presentato lesposto da cui è nata linchiesta con Di Pietro indagato per truffa. Lorigine della storia in carta carbone si svolge in Calabria per le regionali del 2005. LIdv si allea con il Pdci di Diliberto, e con un movimento politico locale, chiamato «Progetto Calabrie», composto da professori e personaggi della società civile capitanati dallex deputato del Pci Pierino. La lista a tre prende il nome di «Progetto per le Calabrie», coincidente con la denominazione dellassociazione locale. Il nuovo soggetto politico va discretamente bene alle elezioni: con 45mila voti supera la soglia del 4 per cento indispensabile per ottenere i rimborsi pari a 85mila euro allanno per cinque anni. Ma è qui che, stando a quello che denunca Pierino, in barba ai patti stipulati con lIdv prima del voto (e anche dopo) qualcosa va storto. Spiega Pierino: «Con una scrittura privata del 5 maggio 2005 sottoscritta dal nostro segretario Sergio Laganà, dal coordinatore regionale dellIdv Beniamino Donnici, e da Michelangelo Tripodi, segretario regionale del Pdci, formalizzammo lintesa confermando che il contributo elettorale andrà ripartito in parti uguali alle tre formazioni politiche; i rappresentanti del partito del Pdci e dellIdv si impegnano formalmente ad adoperarsi presso i loro uffici amministrativi nazionali, destinatari del contributo, per far attribuire ed accreditare al movimento Progetto Calabrie le somme ad esso spettanti in base al criterio di ripartizione sopra menzionato. Questo perché Idv e Pdci, al contrario della nostra associazione, avevano rappresentanza parlamentare». In realtà allinizio fu la sola Idv ad assumersi lincarico di presentare la richiesta del rimborso, visto che nellufficio di presidenza della Camera figurava Silvana Mura. Seguendo le contestazioni mosse dagli avvocati Silvio Messinetti e Giacomo De Luca, Di Pietro e la Mura poco prima del voto dichiaravano che «lIdv concorrerà con il contrassegno... (segue la descrizione del simbolo della lista, ndr)» e contestualmente chiedevano il rimborso su un conto corrente intestato allIdv e acceso a Bergamo Porta Nuova presso la filiale del Credito Bergamasco. Una settimana dopo, però, la richiesta veniva modificata nel senso che si faceva presente che oltre allIdv sera presentato insieme al Pdci. Sia nella prima richiesta che nella seconda, del movimento politico locale non si fa cenno. Il 3 aprile, giorno delle elezioni, Idv e Pdci scrivono ancora alla presidenza della Camera affermando che «a seguito di intervenuti accordi tra le parti (...) la lista è stata presentata sulla base di un accordo congiunto tra Idv-lista di Pietro e Pdci». Risultato: il movimento politico Progetto Calabrie, determinante per il superamento del quorum della lista a tre, non vede un centesimo. Pierino protesta con la Camera, ma non accade nulla. La richiesta viene rigettata con una deliberazione che il movimento locale contesta davanti al tribunale civile di Roma. Per questo motivo Silvana Mura, il 23 febbraio 2010, sfila in tribunale quale rappresentante legale dellIdv. La fedelissima di Tonino spiega che «non è vero che i legali rappresentanti nazionali e quindi anche io eravamo a conoscenza dellaccordo raggiunto con la scrittura in questione (quella del 5 maggio, ndr) né avevo mai autorizzato il dirigente regionale (Donnici, ndr) a sottoscrivere il documento». Anche perché questo Donnici «allepoca - insiste la Mura - ricopriva lincarico politico di coordinatore regionale della Calabria». Niente a che vedere col partito nazionale. Eppure dagli atti dellesecutivo nazionale Idv del novembre 2004, depositato al processo, si scopre che Donnici ricopriva eccome anche un ruolo di vertice dellIdv nazionale, essendo «responsabile Enti Locali del partito». Dunque, il partito sapeva dellaccordo.
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