Applausi, sorrisi, battute, come se Filippo Penati avesse vinto invece che perdere. Il candidato del centrosinistra alla Provincia, sconfitto per quattromila voti su un milione, guarda il bicchiere mezzo pieno e cioè che poteva andare molto peggio, soprattutto a Milano, dove Penati ha superato (sia pure di un soffio) il candidato di Pdl e Lega, Guido Podestà. «Se non ho ricominciato a fumare oggi, ormai non ricomincio più» scherza lo sconfitto, che ha seguito lo spoglio voto per voto con i collaboratori più fidati e si è presentato alla sede del Pd solo alle nove e mezza, quando il risultato era praticamente ufficiale. Prima di mettersi in macchina, la telefonata al vincente Guido Podestà: «Mi sono congratulato e gli ho augurato buon lavoro».
L’ex presidente della Provincia parla nella sede del Pd di via Pergolesi. Nonostante abbia fatto una campagna elettorale impolitica, al grido di “vota la persona”, adesso lega il risultato al Pd: «Il centrosinistra riparte da Milano. Si poteva tranquillamente vincere, come è chiaro dal risultato. C’è un centrosinistra riformista che ha battuto il centrodestra in casa propria, in un momento in cui la sinistra è in grave difficoltà nazionale. Il centrosinistra vale la metà degli elettori di Milano, nonostante abbia scontato la separazione dalla sinistra conservatrice». E ancora: «La città di Milano chiede un cambiamento, dopo tre anni di immobilismo della giunta Moratti».
Arrivano le telefonate romane. Chiama il segretario del Pd, Dario Franceschini. Penati incassa anche i complimenti di Ignazio la Russa («lo vorrei nel mio schieramento, si è battuto come un leone») ma la sconfitta è arrivata. «È un risultato che lascia l’amaro in bocca, ho recuperato centosessantamila voti e me ne sono mancati poche migliaia, vedi la meta e non la tocchi con la mano». I voti che mancano all’appello sembrano quelli di Rifondazione comunista, che al secondo turno ha invitato i suoi elettori a non partecipare al ballottaggio. Penati osserva: «Avrà da riflettere chi non è tornato al voto. Sono mancati una decina di migliaia di elettori di troppo». Si sottrae alle domande faticose: «Mi volete far piangere, ma io sono soddisfatto. È stata una straordinaria rimonta».
A partire da oggi, anzi già da ieri, si accende il dibattito sul futuro del Pd. Il segretario regionale, Maurizio Martina, dopo la secca sconfitta in tutte le città della Lombardia, incassa il risultato negativo di Milano e rende onore al candidato: «Peccato perché 4mila voti sono veramente pochi, siamo arrivati a un’incollatura.
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