Rinviato a giudizio il soldato Usa che uccise lo 007 Nicola Calipari Pentagono: "No all'estradizione"

Il gup Sante Spinaci ha disposto il rinvio a giudizio di Mario Lozano, l'ex militare americano che il 4 marzo 2005, a Bagdad, uccise Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che stava riportando in Italia Giuliana Sgrena. Il processo al via il 7 aprile. Ma dagli Usa negano l'estradizione: "Per noi il caso è chiuso"

Rinviato a giudizio il soldato Usa 
che uccise lo 007 Nicola Calipari 
Pentagono: "No all'estradizione"

Roma - Il gup di Roma Sante Spinaci ha rinviato a giudizio il militare statunitense Mario Luis Lozano, che la sera del 4 marzo 2005 a Bagdad, a un posto di blocco, aprì il fuoco contro l'auto che trasportava il funzionario del Sismi Nicola Calipari, la giornalista Giuliana Sgrena e il funzionario dei servizi di sicurezza Andrea Carpani. Lozano sarà processato il 7 aprile davanti alla terza corte assise di Roma. Intanto il Pentagono fa sapere di escludere che Lozano possa essere estradato o altrimenti messo a disposizione degli inquirenti italiani per il processo sulla morte dell'ufficiale del Sismi Nicola Calipari. Lo ha reso noto il portavoce del dipartimento della Difesa di Washington Bryan Whitman. Per la Difesa Usa restano valide le conclusioni dell'inchiesta militare sulla morte di Calipari, in base alle quali "non era richiesta alcuna altra azione" contro i soldati del checkpoint di Bagdad.

Chi era Calipari Cinquantadue anni, il funzionario del Sismi operava in Iraq con il grado di capo dipartimento: di fatto si trattava del numero due (secondo solo al direttore generale) nell'ambito del Servizio segreto e del numero uno per le operazioni estere. Valente funzionario di polizia, dopo oltre 20 anni di servizio nel Corpo (si era arruolato nel 1979) nel 2002 fu richiesto dal Sismi e assegnato a uffici operativi. Calipari era già stato mediatore, sempre nei territori dell'Iraq, nelle trattative conclusesi positivamente per la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta. La sua tragica morte ha causato numerosi attriti diplomatici fra Italia e Stati Uniti. La magistratura italiana aveva aperto un'inchiesta sulla vicenda, incriminando il soldato Usa Mario Lozano per l'omicidio volontario consumato ai danni di Calipari e il tentato omicidio volontario di Giuliana Sgrena e dell'autista del mezzo sul quale l'alto funzionario viaggiava quando venne ucciso.

La decisione del gup Il gup di fatto ha accolto la tesi della procura di Roma, secondo cui quello di Nicola Calipari fu un omicidio politico. Lo ha dichiarato il pm Pietro Saviotti, uscendo dall'aula del gup. Franco Ionta, capo del pool antiterrorismo di Roma, ha detto di trovare "giusto e giudiziariamente corretto che la morte del dottor Calipari venga ricostruita nella sua dinamica e nelle eventuali responsabilità dinanzi a una corte d'assise, luogo deputato alla ricerca più attendibile e completa del vero". Entro domani sarà citato il Dipartimento di Stato Usa come responsabile civile nell'ambito della vicenda legata all'omicidio di Calipari.

La difesa del soldato Usa "Non mi aspettavo proprio il rinvio a giudizio di Mario Lozano". È il commento amaro dell'avvocato Fabrizio Cardinali, difensore del marine americano che fece fuoco contro la Toyota Corolla su cui, la sera del 4 marzo del 2005, viaggiavano lo 007 del Sismi.

Il legale della vedova "In realtà il gup si sarebbe potuto limitare a disporre il rinvio a giudizio e ad elencare le fonti di prova, mentre, invece, ha fatto una vera e propria motivazione con la quale ha affermato che in tutta la dinamica l'imputato aveva piena consapevolezza e volontà di uccidere". È il commento dell'avvocato Francesca Coppi, che assiste la vedova Calipari. "È stata una motivazione - prosegue - molto dura sul comportamento dell'imputato. Una sorta di sentenza di condanna".



Giuliana Sgrena La giornalista del Manifesto messa in salvo da Calipari dopo il rapimento: "Noi volevamo il processo. Sono soddisfatta anche se non voglio un capro espiatorio in Lozano. Voglio che il processo serva ad acclarare la verità. Comunque non mi faccio illusioni".

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