Perugia - E' ripreso questa mattina nel Tribunale di Perugia il processo d'appello in cui è imputata Amanda Knox, la studentessa americana accusata di aver ucciso nel novembre del 2007 la coinquilina britannica Meredith Kercher. In primo grado la Knox e il suo ex ragazzo Raffaele Sollecito sono stati condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di reclusione. Il procedimento continuerà da dove si era fermato nell'ultima udienza di luglio, prima della pausa estiva, ovvero con l'interrogatorio di Stefano Conti e Carla Vecchiotti, periti indipendenti nominati dalla Corte che hanno messo in dubbio le conclusioni della polizia scientifica sulle analisi del Dna.
Prove contaminate In particolare avevano definito "inattendibili" i risultati, perché le prove potrebbero essere state contaminate a causa di una procedura impropria nel portare avanti le analisi. Il gancetto del reggiseno indossato da Meredith al momento dell'omicidio sarebbe stato toccato "con un guanto sporco", avevano detto i periti, dell'istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza di Roma. Inoltre il Dna preso dal coltello con sui sarebbe stata uccisa la ragazza sarebbe in quantità insufficiente per un nuovo esame.
La famiglia Kercher in Aula I familiari di Meredith, che assisteranno alla lettura della sentenza d’appello, dall’Inghilterra continuano comunque a chiedere "giustizia per una ragazza alla quale nessuno pensa più". La sentenza potrebbe arrivare alla fine di questo mese o all’inizio del prossimo. "I familiari di Meredith confidano nella conferma della sentenza di primo grado" ha detto l’avvocato Francesco Maresca che li rappresenta come parte civile insieme a Serena Perna.
I congiunti della studentessa sono però rammaricati "perchè nessuno sembra pensare più" alla giovane vittima. "Sentono ormai solo parlare - ha detto ancora l’avvocato Maresca - degli imputati, di Dna e di coltelli mentre nessuno sembra pensare più a Meredith".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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