Rischi per la stampa? Da sinistra

Una meraviglia, hanno uno sguardo così a volo d’uccello da non sapere più neppure dove sono né perché, lì in Europa e al Parlamento europeo. Non se li sarebbe immaginati neppure Jonathan Swift, quando nelle avventure di Gulliver raccontò della guerra di due fazioni, i Punta larga e i Punta stretta, a seconda di chi preferisse rompere l’uovo dalla parte della punta larga o da quella della punta stretta. Così ieri Strasburgo ha bocciato la mozione presentata dalla parodia vivente di Don Chisciotte, Antonio Di Pietro e il Pd Sancio Panza, sulla «mancanza di libertà di stampa» in Italia.
Non ci sarebbe nulla di cui stupirsi: non avendo argomenti, uno tira fuori quelli che ha, e poi ci chiediamo perché fanno le primarie per eleggere uno dei tre, quando in tre non ne fanno uno. Così non devono aver fatto molta fatica a prendere questa decisione, i parlamentari europei, quelli protetti dall’immunità parlamentare da noi anti-costituzionale. Forse hanno semplicemente dato un’occhiata ai giornali italiani e si sono resi conto che tutti i giornali italiani parlavano della libertà di stampa e della manifestazione per la libertà di stampa e delle vicende di letto del premier eletto e dei premi al giudice che ha chiesto 750 milioni di euro al premier, e della politica dei calzini turchesi: perfino Forrest Gump si sarebbe insospettito.
Dopo la rassegna stampa, forse, avranno passato in visione anche la televisione, una serata di zapping con il satellitare tanto per farsi un’idea: c’è Santoro, c’è la Dandini, c’è la Gabanelli, c’è Lerner, c’è Fazio, c’è Travaglio, c’è pure la D’Addario in prima serata... All’inizio li avranno presi per berlusconiani, se c’è un regime saranno quelli del regime, e hanno additato lì, uno in aula che è sempre in televisione, non è quel pm che... e lui Don Dipietrosciotte avrà esclamato «Macchecc’azzecco io?». E una volta capito che c’azzecca, bocciata la mozione: in Italia c’è libertà d’informazione, andate a quel paese.
Tuttavia, poiché le cose non sono mai semplici e quando lo sono qualcuno le complica, nell’impazienza dell’attesa, anziché lasciar cuocere Dipietrosciotte nel suo brodino incantato, il centrodestra, nelle vesti del Ppe, aveva presentato una contromozione, dove si affermava che in Italia non c’è rischio di libertà di informazione. Come a specificare, contro il buon senso e contro Dipietrosciotte: «No, quello che vi stanno facendo vedere non è un castello pieno di draghi e stregoni cattivi, è un banale mulino a vento». Infatti respinta anche la mozione del Ppe, e c’è da giurare che oggi Repubblica e L’Unità metteranno in risalto la seconda e non la prima. Ma come, direte voi, o ingenui, o anime belle, come può essere falsa la prima e falsa la seconda? Che logica è? Fuori piove? No. Non non-piove? No. L’Europa serve a questo: in sessant’anni non sono riusciti a prendere una posizione che sia una, non a condannare una dittatura e a tagliarle i fili, non a rispettare un embargo, neppure a intendersi sulla parola «terrorismo», figuriamoci su un concetto come la libertà d’informazione.
Forse però il cavillo dei lillipuziani di Strasburgo ha una sua logica: adesso non c’è pericolo per la libertà di stampa, ma non si può escludere che non possa esserci «il rischio». D’altra parte lo possiamo dire di qualsiasi cosa: c’è il rischio che, uscendo di casa, vi cada una tegola in testa? Non si può escludere. C’è il rischio che, mangiando una mela, mi venga uno shock anafilattico? Non si può escludere. Potete andare anche sui massimi sistemi, sull’astronomia spinta, potreste chiederlo anche a Margherita Hack: c’è il rischio che, un domani, un asteroide colpisca il pianeta terra? Sì, c’è il rischio. Potete interpellare un sismologo: c’è il rischio che la faglia di Sant’Andrea si spalanchi di colpo e inghiotta San Francisco in un’immensa voragine? Sì, c’è il rischio. La evacuiamo? No. Quindi, in teoria, la mozione del centrodestra è stata mal argomentata, il rischio c’è eccome.

Anzi, se vogliamo, una volta stabilito che la libertà d’informazione adesso c’è, possiamo interpretare il secondo verdetto in altro modo, insomma a pensarci bene magari lì in Europa si sono detti: ora c’è Berlusconi al governo, e la televisione pullula di Santoro e Travaglio e Gabanelli e Fazio e Lerner e Dandini e trasmissioni schierate a sinistra, e molti degli allarmisti, come Scalfari, Saviano o Concita, pubblicano perfino i loro libri con la Mondadori di Berlusconi, e la carta stampata scrive quello che vuole dalle stelle alle prostate, e il presidente del Consiglio deve combattere ogni giorno come se fosse all’opposizione, gli bocciano Schifani, gli bocciano Alfano, premiano il giudice che l’ha condannato a risarcire il proprietario del giornale che gli fruga nelle lenzuola e si mettono i calzini turchesi, ma un domani, non ci fosse più Berlusconi, ci sarebbe altrettanta libertà? C’è il rischio di no, anzi quasi la certezza.

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