C’è un capitolo che nel marasma della vicenda Alitalia non è stato praticamente affrontato e che pure è legato a doppio filo alla compagnia di bandiera. Ed è un capitolo scottante, considerato che in bilico – anche a fallimento Alitalia scongiurato – c’è il destino di 1600 dipendenti con relative famiglie: quello dell’Alicos di Palermo, uno dei call center più grandi d’Italia ma soprattutto il call center su cui convergono quasi tutte le chiamate per la prenotazione dei voli sulla compagnia di bandiera, visto che Alitalia di Alicos detiene il 40 per cento. La situazione è difficile. Non c’è ancora alcuna comunicazione ufficiale, ma voci insistenti parlano di un debito di circa sette milioni di euro, debito che Alitalia dovrebbe onorare entro il prossimo 15 ottobre, pena l’impossibilità di pagare gli stipendi.
La vertenza. La situazione è in continua evoluzione. Si susseguono riunioni su riunioni nel tentativo di capire quanti soldi realmente occorrano e, soprattutto, che fine farà la struttura con la nuova Cai. Intanto, considerato che è ben difficile che Alitalia saldi il debito entro dieci giorni, mancano i fondi per gli stipendi. Tuona Rosalba Vella, rappresentante aziendale della Cgil: “E’ assurdo che i lavoratori non abbiano ancora avuto una nota ufficiale in cui è spiegato che fine faranno”. E il segretario generale del sindacato in Sicilia, Italo Tripi: “La sede del call center Alitalia deve restare a Palermo, la Sicilia non può permettersi di perdere 1600 posti di lavoro, su questo la Cgil è pronta a dare battaglia. Chiediamo che la Cai chiarisca la situazione e confermi il rapporto con Alicos”. Della vicenda si stanno occupando anche le segreterie nazionali dei sindacati confederali e dell’Ugl. “Siamo già tutti impegnati – dice Alessandro Genovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil – a fare il massimo, per ottenere da tutte le parti in causa (Governo, Regione Sicilia, Alitalia e Cai) le necessarie garanzie, tanto sui crediti passati tanto sulla continuità dei rapporti commerciali con la nuova compagnia aerea”. In campo anche l’Ugl, che per domani ha convocato un ciclo di assemblee che si svolgeranno ininterrottamente dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30.
I dipendenti. In azienda regna il panico.
Anche perché per la maggior parte dei 1600 lavoratori quella in questo call center è un’occupazione a tempo indeterminato, l’agognato lavoro stabile che ha consentito di metter su famiglia, accendere mutui, comprare casa. C’è preoccupazione per il rischio che gli stipendi arrivino chissà quando. Ma c’è, soprattutto, paura per il futuro. Paura che rimarrà fino a quando Cai non scriverà la parola “fine”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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