Ci mancava solo questa: Leptis Magna ridotta a «scudo archeologico». Il gioiello tutelato dall’Unesco, splendido esempio di antica città romana sulle coste dell’odierna Libia, è in pericolo. Il dittatore libico Muammar Gheddafi, messo con le spalle al muro dalle continue defezioni tra i suoi fedeli e dal costante martellamento aereo della Nato, non intende cedere e non si ferma davanti a nulla. Ha dunque pensato - secondo fonti dei ribelli libici - di far installare postazioni della sua artiglieria tra le rovine che sorgono dal deserto in faccia al Mediterraneo, calcolando che nessuno oserà colpire un sito così prezioso.
E in effetti bisognerebbe essere dei criminali per bombardare Leptis Magna, con i suoi mosaici meravigliosi scoperti appena dieci anni fa, con il suo magnifico teatro romano vecchio di 19 secoli, con lo splendido Foro dei Severi e l’Arco di trionfo fatto costruire per la visita dell’imperatore Settimio Severo (che proprio qui era nato) nel remoto anno 203. L’Alleanza Atlantica, che sta conducendo in Libia una campagna militare su mandato delle Nazioni Unite e con l’obiettivo dichiarato di proteggere i cittadini libici da ingiuste violenze, dovrebbe categoricamente escludere di poter anche minimamente danneggiare un luogo come Leptis Magna, che non solo appartiene a quei libici, ma che è patrimonio di tutta l’umanità.
E invece, incredibile ma vero, una fonte anonima della Nato ha dichiarato con linguaggio ottusamente burocratico che non esclude che Leptis Magna, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1982, possa essere bombardata ove mai vi fosse accertata la presenza di forze lealiste. Un ufficiale della Nato ha ripetuto che i jet «colpiranno veicoli militari, truppe ed armamenti o infrastrutture militari che minaccino il popolo libico» come prevede la risoluzione Onu 1973.
Tutto questo mentre gli attacchi Nato su obiettivi sensibili a Tripoli e altre città libiche continuano: solo lunedì sono stati 62.
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