Per rispamiare spesa mirata nei negozi «tutto a 1 »

Tutto a un euro, anzi meno. I negozietti «very very low cost» si destreggiano sul filo dei centesimi in nome della concorrenza, fomentando ulteriormente la corsa al risparmio. «Eurocity», «99cent», «Mille cose a mezzo euro». Il prezzo rimbalza da un’insegna all’altra scendendo mano a mano, al punto che ci si chiede dove ancora potrà mai arrivare.
Al loro interno si trova qualsiasi cosa o quasi. Penne, matite, quaderni. Piatti, bicchieri, posate. Cosmetici a volontà e un’infinità di altri articoli: dai preservativi ai biglietti d’auguri, dal bagnoschiuma alla carta igienica. Ma davvero costa tutto così poco? «Trascorro le mie giornate rispondendo a questo genere di interrogativi», confida Marco in un punto vendita «99cent» che affaccia sull’Appia. Lo scetticismo, d’altronde, è la molla che in principio spinge frotte di curiosi a farsi avanti, per accertarsi che la promessa esibita all’entrata sia stata mantenuta. Non sempre è così: mentre gli shop di una grande catena tendono a non trasgredire il limite prefisso, quelli gestiti individualmente non sono altrettanto ligi e propongono alla clientela una serie di prodotti che, seppure a buon mercato, superano la cifra stabilita in partenza. Così, accanto a penne e matite, spuntano orologi, giocattoli, sdraio, lampade e roba varia, il cui costo generalmente è compreso tra i 5 e i 10 euro. «Questo tipo di articoli costituisce la nostra maggiore fonte di guadagno - spiega Alice a Ponte Lungo - perché ci consente di effettuare un ricarico maggiore». La scritta «mille cose a mezzo euro» che campeggia all’esterno, in questo caso è veritiera soltanto in parte e più che altro serve da esca per calamitare lo sguardo dei passanti.
In via della Mercede, vicino piazza di Spagna, la domanda cambia viso in base ai giorni della settimana: «Dal lunedì al venerdì - riferisce la principale - siamo presi d’assalto dal personale degli uffici, che approfitta della pausa pranzo per fare un giro da noi, mentre durante il weekend i turisti hanno il sopravvento». Inglesi e americani hanno assistito per primi alla nascita di questa formula commerciale e al riguardo non mostrano più alcuna diffidenza. Dal centro storico ai quartieri periferici, dalla Tuscolana a via di Ripetta, da Trinità dei monti a viale Baldo degli Ubaldi, i negozi che praticano il low cost estremo sono disseminati un poco ovunque e hanno rappresentato a lungo l’ultima ancora di salvezza per gli amanti dello shopping. Tuttavia oggi anche loro incominciano a risentire della crisi economica che ormai da tempo costringe i portafogli a centellinare le uscite. «In passato le persone entravano senza avere un’idea precisa di cosa comprare - rivela Alice - adesso vengono da noi sapendo già di che hanno bisogno».

Al fine di economizzare, il consumatore oculato ha imparato a fare la spesa in maniera sempre più mirata. In questo modo i negozi a basso (bassissimo) costo stanno diventando esclusivamente uno strumento di risparmio, perdendo l’alone di frivolezza che li connotava all’inizio.

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