Il ritorno di Adriano divide l’Inter Tocca a Crespo e Cruz

Riccardo Signori

La mira è a posto, almeno quella per gli autogol. Nel mercoledì di calcio internazionale, l’Inter è andata in testa alla classifica dei re delle autoreti: Maicon con il Brasile contro la Svizzera, Materazzi nella partita contro la Turchia («Ma quando era il momento giusto ho segnato nella porta che conta», ha ricordato il nostro, pensando al mondiale). Ma forse non erano queste le notizie che interessavano Mancini. L’allenatore, in questa settimana, cercherà gol pesanti: nella porta altrui. Reggina, Sporting Lisbona e Palermo, tre squadre per inquadrare meglio il futuro dell’Inter. Chi ha da sparare cartucce ci provi. Adriano ieri ha dato il primo segnale di vita, ha scaricato una punizione in rete nella partita d’allenamento. Un tempo sarebbe stata routine, ora sembra d’assistere ai primi passi di un bambinello. Adriano sembra più un bambinone, un po’ svagatello ed ancora un po’ grassottello. C’è da fidarsi? L’esperienza dovrebbe puntare sul pollice verso.
E quest’Inter che ha scoperto il piacere del far gruppo, almeno finché le cose vanno bene, sul caso Adriano si è un po’ divisa. C’è chi lo vuole rivedere subito all’opera e chi lo lascerebbe ancora un po’ in panchina. In realtà dalla partenza per il Brasile al ritorno a fari spenti, c’è stato un salto di qualità nei risultati e nel gioco, nella tranquillità dello spogliatoio e nel credo dei giocatori. E Moratti, seppur dubbioso sulla necessità di lasciar partire Adriano, si è arreso anche alle parole di un saggio dello spogliatoio che gli ha confermato la bontà dell’idea: per l’interessato e per lo spogliatoio. Ieri Mancini ha fatto il punto sulla situazione, ma ne è sortito un grattar di crapa. Adriano gli può servire, ma non lo convince.
L’Inter divisa in due si rispecchia nelle parole di Moratti e nel sostanzioso realismo di Materazzi. Il difensore ha affrontato il problema, badando soprattutto ai fatti e agli interessi nerazzurri. «Diamo la precedenza a chi è più in forma». E chi vuol intendere, intenda. Salvo soggiungere: «Adriano sta comunque lavorando seriamente: quando tornerà sarà ancora più forte di prima». Invece Moratti, nel suo eterno barcamenarsi da padre-padrone, se l’è cavata in corner, lasciando palla a Mancini: «Tutti si augurano che Adriano possa tornare presto in campo, spero che al rientro faccia vedere ciò di cui è capace. Ma le decisioni lasciamole al tecnico». Mancini, appunto, si è preso un paio di giorni per riflettere, ben sapendo che Adriano non può essere già in palla dopo solo cinque giorni di allenamenti ben dosati, che il brasiliano ha un fisico complesso, grosso e con le stesse dinamiche di un carro armato, ma che sarà forse necessario portarlo in panchina, non avendo altri attaccanti oltre a Cruz e Crespo che, per la prima volta nella stagione, faranno copia. Novità che piace, visto soprattutto lo stato di forma del jardinero. «Credo che vadano bene insieme. Siamo curiosissimi, scoprirli mi intriga molto. Le curiosità fanno bene al calcio e portano pubblico», ha concluso Moratti che non dimentica l’aspetto importante: Inter-Reggina rischia di far più male alle casse di quanto possano le punte avversarie alla porta di Julio Cesar.
Non ci sarà Ibrahimovic, squalificato, che finora aveva costituito con Crespo la coppia più impiegata da Mancini (nove volte ad inizio partita). «Mi spiace, ma c’è anche la gara di Champions con lo Sporting, che per noi conta molto. Credo fosse comunque giusto far riposare Ibrahimovic», ha concluso il presidente. Probabilmente resterà a riposo pure Vieira, diffidato come Dacourt, quindi a rischio di squalifica. Mentre Materazzi si è tolto un peso: la disciplinare gli ha dimezzato la multa per quel gesto nel derby (i due pollici che indicavano il nome sulla maglia), ritenuto in un primo tempo provocatorio. I giudici hanno ammesso che qualcuno ha avuto le traveggole.

L’interessato ha spiegato: «È stato come dire: vi ho fatto vedere chi è Materazzi». La commissione ha ritenuto che il gesto andasse sanzionato. «Ma non connotato da particolare gravità». E stavolta l’autogol è stato sventato.

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