Politica

Ritorno sul luogo del delitto

Adam Smith, il padre del liberismo, paragonò l'azione del libero mercato ad una mano invisibile che, se lasciata libera, produce frutti migliori di quelli prodotti in presenza dell'intervento dei governi. Eravamo nel XVIII secolo. Ora siamo nel XX secolo, Romano Prodi non è seguace di Smith, alla teoria della mano invisibile preferisce quella teoria della mano nascosta, ma non sempre gli va bene. Con Angelo Rovati e la Telecom gli è andata male. Almeno per ora.
Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha detto che non era d'accordo con questo modo di fare dirigistico, il contrario del liberismo. Vannino Chiti, ministro dei Rapporti col Parlamento, ha detto che rassicura il presidente di Confindustria: «Non c'è nessun tentativo di dirigismo da parte del governo» ed è normale che il governo sia informato o si informi del futuro di una grande impresa nazionale. Chiti sa perfettamente che il dirigismo è una concezione della politica, non è uno scherzo: propugna l'intervento dello Stato dell'economia nella direzione della vita economica. Il governo pensa di dover dirigere perché pensa che le sue idee siano più giuste di quelle degli operatori del mercato. E cosa c'era scritto nel documento su Telecom, se non tutto questo? È vero - come ci ricorda Chiti - che in tutto il mondo la politica si interessa a come vanno le grandi aziende nazionali ma è diverso interessarsi alle sorti di un'azienda e discutere con la sua direzione da volersi sostituire alla sua direzione. Diverso voler capire dove va da voler decidere dove debba andare, magari acquistandone un pezzo con i soldi dei cittadini. Molto diverso.
E da un uomo intelligente come Chiti non possiamo sentirci dire che Angelo Rovati ha agito a titolo personale, neanche si fosse occupato della pro loco del suo comune. Ha messo in mezzo anche la Goldman Sachs che tra consulenti e sottosegretari ed altro ci risulta essere ben piantata in questo esecutivo. Possibile che Rovati, come l'Uomo Invisibile, abbia girato mezza Italia e abbia parlato con l'altra metà per fare il piano senza che nessuno se ne accorgesse?
Detto questo, ha ragione da vendere Montezemolo. Tutta questa vicenda è all'insegna del dirigismo e, tra l'altro, del peggior dirigismo, di quello non dichiarato. Di quello che vuole dirigere ma non lo vuole dire, non vuole che si sappia, perché in questo modo pensano di farlo prima, senza tanti intralci e, eventualmente, parlarne a cose fatte. Qualcuno, poi, non vuole farlo sapere perché un po' se ne vergogna: sa che anche nell'Unione Europea questo tipo di cose non vengono viste di buon occhio, e a ragione. Con questo modo di fare si crea una confusione che fa male, nello steso tempo, alla politica (che, intromettendosi, diviene un fattore di inefficienza per i mercati) e all'economia (che si trova appesantita, rallentata). E l'esperienza dei governi, anche italiana, nei lunghi decenni che abbiamo alle spalle, quando ha voluto dirigere e fare l'economia, non ha prodotto tutti questi successi. Ha spesso prodotto dei veri e propri disastri distruggendo soldi pubblici: comprando a prezzi altissimi, vendendo a prezzi stracciati. Di tutto questo Prodi è un maestro: all'Iri, come tutti sanno, di queste cose ne ha fatte molte e gravi. Dai panettoni alle automobili. Difficile distanziarsi dalla propria cultura d'origine. Difficile non tornare sul luogo del delitto. E così è andata. Per fortuna quel documento ha fatto come le lumache: ha lasciato la bava. Speriamo che se ne discuta e molto, per il diritto dei cittadini a sapere quale politica fa il governo.

E anche perché, su questo tema, il governo è più diviso che su altri.

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