Politica

La rivendicazione sul web minaccia l’Italia

L’intelligence ritiene plausibile che l’Italia sia un obiettivo della rete che fa capo a Bin Laden

Massimo Malpica

da Roma

L’eco delle esplosioni che hanno sconvolto la capitale inglese arriva dirompente anche in Italia. Commozione e solidarietà per un popolo amico, ma anche allarme per l’ennesimo attacco del terrorismo nel cuore della vecchia Europa, dopo la strage di Madrid dell’11 marzo 2004.
E anche se gli analisti di intelligence, sia britannici che italiani, ritengono probabilmente inattendibile la rivendicazione dell’attentato, apparsa su un sito web islamico e firmata dallo sconosciuto «Gruppo segreto della Jihad di al Qaida in Europa», che contiene un’esplicita minaccia al nostro Paese, l’ipotesi che l’Italia sia nel mirino della rete del terrore è considerata decisamente plausibile. Lo stesso premier, Silvio Berlusconi, ha confermato che «l’Italia è da sempre sottoposta all’attenzione negativa da parte delle organizzazioni terroristiche e criminali». Così la notizia dell’attacco portato al Regno Unito ha fatto rapidamente innalzare il livello di allarme anche da noi, con l’attivazione di un canale informativo tra i servizi segreti italiani e britannici e con la riunione permanente, convocata pochi minuti dopo gli attentati, del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, il «Casa»: un tavolo operativo costituito nella primavera del 2004 e composto dai vertici della polizia di prevenzione, dei carabinieri e da analisti dei servizi di intelligence.
In via precauzionale, sono state subito rafforzate al massimo le misure di sicurezza negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nelle metropolitane, ed è stata stretta la rete di controllo intorno agli oltre 13mila potenziali obiettivi sensibili sparsi nel nostro territorio e presidiati da decine di migliaia di uomini delle forze dell’ordine. Ovviamente, il giro di vite ha riguardato anche istituzioni e organizzazioni rappresentative della Gran Bretagna. E al termine del vertice antiterrorismo convocato al ministero dell’Interno dal titolare del Viminale Giuseppe Pisanu per analizzare i rischi e studiare le possibili ulteriori misure di sicurezza per scongiurare un attacco, un secondo incontro in chiave preventiva si è tenuto al ministero delle Infrastrutture. Qui il ministro Pietro Lunardi ha convocato d’urgenza i comitati interministeriali per la sicurezza dei trasporti con «l’obiettivo di esaminare le condizioni di sicurezza dei trasporti in Italia», anche perché sia nell’attacco di Madrid che in quello di ieri a Londra i terroristi hanno preso di mira i mezzi pubblici usati da turisti e pendolari.
Infine, su input di Berlusconi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Gianni Letta in serata ha convocato a Palazzo Chigi un vertice straordinario per fare il punto sull’allarme terrorismo e fronteggiare l’emergenza. Oltre a Pisanu, che nel pomeriggio era intervenuto in Senato per riferire sugli attentati, al summit hanno preso parte i ministri degli Esteri, Gianfranco Fini, della Difesa, Antonio Martino, il capo della polizia, Gianni De Gennaro, il comandante generale dei Carabinieri, Luciano Gottardo e i vertici di Sismi, Sisde e Cesis, Niccolò Pollari, Mario Mori ed Emilio Del Mese. Una serie di incontri che confermano come, a prescindere dalla credibilità della rivendicazione della strage di Londra, la minaccia terroristica nel nostro Paese non viene sottovalutata. Stamattina alle 11, di nuovo al Viminale, si riunirà il Comitato Nazionale per l’Ordine e la sicurezza Pubblica, presieduto dal ministro dell’Interno, e anche molti comitati provinciali si sono dati appuntamento per oggi. In particolare a Roma, dove si trovano una buona metà degli «obiettivi sensibili», e dove il prefetto Achille Serra farà oggi il punto sul dispositivo di prevenzione. Già da ieri nella capitale sono state intensificate le misure di sicurezza nei luoghi considerati più a rischio.

La metropolitana capitolina è sorvegliata ventiquattro ore al giorno da vigilantes privati e a Fiumicino i controlli all’imbarco sono ancora più rigidi, mentre il sottosuolo viene setacciato da agenti antisabotaggio e artificieri.

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