Rivoluzione Pdl: Alfano sarà commissario unico del partito

Dietro l’attuale guardasigilli si stanno coagulando i ministri quarantenni. Cicchitto o Lupi candidati alla Giustizia

Roma - L’imperativo è ragionare a mente fredda e impedire che il partito esploda, travolto da polemiche e personalismi. Per questo già nella serata di lunedì Silvio Berlusconi, da Bucarest, aveva comunicato ai coordinatori che l’ufficio di presidenza post-voto sarebbe slittato di ventiquattro ore con una convocazione fissata per oggi alle 18. Un rinvio utile ad avviare un primo giro di consultazioni e riflessioni interne ma certo non tale da stemperare l’animosità di chi chiede subito un cambio di passo, una scossa e un segnale di discontinuità visibile e immediato.

Il pendolo delle risposte possibili, nei ragionamenti che i dirigenti del Pdl scambiano per tutta la giornata, sia pure a distanza, con il premier oscilla tra tre opzioni. La prima è quella più draconiana: l’azzeramento dell’attuale organigramma (ovvero dei due coordinatori) e partito in mano al coordinatore unico nella persona di Angelino Alfano, con pieni poteri e investitura diretta da parte del premier. La seconda ipotesi è quella più «morbida» con il Guardasigilli al posto di Sandro Bondi come coordinatore con un ruolo di primus inter pares e con il compito di dare la linea politica mentre a Denis Verdini resterebbe la macchina organizzativa e a Ignazio La Russa la propaganda. Una soluzione che fatica a decollare sia per le perplessità di Berlusconi che per quelle dello stesso Alfano. La terza opzione è quella auspicata lunedì a caldo da Franco Frattini: la creazione di un direttorio con rappresentanti di tutte le varie anime del partito, ovvero le fondazioni e le correnti interne. Una sorta di camera di compensazione dei malumori in cui fare incontrare i vari dirigenti di punta, dallo stesso Frattini, alla Gelmini, da Scajola a Formigoni, da Alfano fino agli ex di An e Michela Brambilla.

I contatti ai vertici del Pdl continuano per ore e su di essi cala anche il malumore degli ex An con Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli che si incontrano per ragionare sull’opportunità di accettare o meno la soluzione del coordinatore unico. In ogni caso, nel corso della giornata Berlusconi si orienta su una soluzione che vorrebbe assicurare la giusta discontinuità rispetto al passato senza far ricadere sui soli coordinatori le responsabilità della sconfitta. L’idea che emerge è quella di nominare Alfano coordinatore unico con Maurizio Lupi o Fabrizio Cicchitto pronti a subentrare al suo posto al ministero. Una soluzione molto gradita al gruppo della nuova guardia del Pdl, Frattini, Gelmini e Brambilla in particolare. Come vice di Alfano circolano due ipotesi: una, la più forte, è quella che prevede la nomina di Giorgia Meloni. In subordine l’altra candidatura è quella di Viviana Beccalossi, dirigente stimata e vicina a La Russa. Per Verdini, invece, potrebbe esserci un ruolo di pivot organizzativo come capo della segreteria politica.

Peraltro c’è anche l’oggettiva difficoltà di aggirare lo statuto del partito che richiede la convocazione di un congresso per modificare gli assetti interni. Appare, invece, probabile che Berlusconi fissi una road map verso il congresso nazionale, con i congressi locali in autunno e quello nazionale l’anno prossimo. Nella riunione di oggi verrà anche affrontata la questione delle primarie. Un meccanismo di selezione della classe dirigente che inizia ad essere invocata da più parti e in particolare da Roberto Formigoni. «Il nuovo leader lo identificheremo con le primarie coinvolgendo tutto il nostro popolo. A succedere a Silvio dovrà essere una squadra, non una singola persona.

In fondo non siamo in tanti i leader potenziali del Pdl: sette, otto» dice il presidente della Regione Lombardia. «La fiducia nei confronti del centrodestra è un giacimento di petrolio esauribile. Servono riforma tributaria, un federalismo vero e la diminuzione del numero dei parlamentari».

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