Il rocker drogato e la bambina: pasticcio gotico che non finisce mai

Passo falso di Terry Gilliam, postfelliniano che usa e abusa dello stile onirico assieme a Tim Burton, che ha comunque più talento. Questo vaneggiante intruglio surreale, Tideland, narra le vicende di un bimba, il cui padre è un rocker drogato, che sta accanto al genitore con l’accanimento tipico di chi non ha altri al mondo. Lo aiuta persino a iniettarsi eroina. Una bella esperienza per una bambina, assieme a quella di vivere spaventosi incubi reali. Ma si sa, i bambini sono un ricorso infallibile se si vuole catturare il cuore degli spettatori, con la differenza che nel film di Gilliam tutto è distorto con studiato calligrafismo, che copre l’immonda materia assieme a episodi palesemente ipocriti e sottilmente ambigui: i signori pedofili si possono accomodare.
Nella totale distorsione della visione panoramica, il surrealismo e la necrofilia la fanno da padroni, ma se si vuole individuare il fruitore di questo prodotto lo si può cercare invano. Sono i tipici racconti amati dagli autori, e basta.

Nella totale distorsione di ogni palpito, di ogni gesto degli odiosi protagonisti, i più ottimisti potranno definire il calembour una fiaba gotica: Lewis Carrol e Dickens sono gli ispiratori innocenti di una malsana e ambiziosa miscela che si consuma nell’eternità di due ore.

TIDELAND (Canada/GB - 2007) di Terry Gilliam, con Jeff Bridges, Jodelle Ferland . 120 minuti

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