Il Roero, un altro Nebbiolo in paradiso

In diciannove comuni a nord di Alba, dirimpetto alle grandi vigne di Barbaresco e un quarto d'ora d'auto da quelle di Barolo, si coltivano duecento ettari di Nebbiolo che a partire dalla vendemmia 2005 si fregiano meritatamente della Docg. La denominazione si chiama Roero e prende il nome del suo territorio, una lunga teoria di colline nervose, instabili e bellissime che esaltano l'immagine bucolica di villaggi stravitati come Canale, Vezza, Priocca, Montà. Si producono rossi elastici, caldi, imprevedibili, anche grazie all'azione degli aridi suoli locali, ricchi di sabbie e fossili d'origine marina. Alcuni nebbioli vengono intensi, sfaccettati, squisiti. Come il Roero Audinaggio 2006 di Cascina Cà Rossa, 0173.98348, il Roero 2006 di Filippo Gallino, 0173. 98112, e i due Roero del talentuoso Francesco Monchiero, 0173.95568: la Riserva Printi 2005 e il Sru 2006.
Altri vengono più austeri come la Riserva Sudisfà 2005 del bravissimo Angelo Negro, 0173.90252, la Riserva Mombeltramo 2005 di Malvirà, 0173.

978145, dei fratelli Roberto e Massimo Damonte, i leader della denominazione, la Riserva Ròche d'Ampséj 2005 di Ornella Correggia e del suo enologo Luca Rostagno. Dietro di loro c'è una retroguardia che scalpita: i fratelli Taliano, Domenico Almondo, Mario Roagna, Cristian Bono, Marco Porello, Antonio Deltetto, Dino Pace.

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