Rom, le proteste dei comuni fanno arrabbiare Alemanno

Tra proteste, rassicurazioni, proclami e polemiche, sui nomadi Alemanno va avanti. La strada è stata tracciata: sgombero dei campi più degradati della capitale e della delocalizzazione nell’estrema periferia o nell’hinterland. Anche se questo sta scatenando le proteste dei comuni vicini, che temono conseguenze sulla sicurezza delle loro zone.
Proteste. Ieri a scendere in piazza sono stati i residenti dei quartieri a ridosso del confine tra i comuni di Roma e Guidonia, come Casal Bianco, Setteville, Settecamini, Marco Simone, Case Rosse e Setteville Nord, che temono venga costruito un campo rom per spostare la popolazione nomade che abita al Casilino 900. Un’ipotesi avanzata dalla stampa e che si rafforza di giorno in giorno malgrado i distinguo. I manifestanti, che hanno improvvisato un sit-in in piazza Venezia, hanno ricordato di aver avuto, prima di Natale, un incontro con il capo di gabinetto del Comune di Roma, Sergio Gallo che «non ci ha né smentito né confermato quest’ipotesi - ha detto Vittorio, residente del quartiere Settecamini e aderente al comitato “Ora tocca a noi” -. È come se l’avesse confermata». I manifestanti a suon di fischietti e campanelle, gridano «vergogna». E minacciano «blocchi stradali improvvisi» sulla via Tiburtina se non sarà smentita ufficialmente l’ipotesi del campo rom di Casal Bianco. «Non abbiamo strutture neanche per noi - prosegue Vittorio - nel nostro quartiere non ci sono scuole, mezzi di trasporto, illuminazione e forze dell’ordine sufficienti per noi, figuriamoci cosa vorrebbe dire ospitare un campo rom». Una delegazione di manifestanti, grazie all’intercessione dell’assessore provinciale alle Politiche sociali, Claudio Cecchini, è stata ricevuta dal Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. «È stato un incontro molto cordiale - spiega in una nota Cecchini - e il Prefetto, che ha dimostrato ancora una volta grande sensibilità, ha rassicurato i manifestanti sul fatto che ancora non è stata presa nessuna decisione. Il Prefetto ha confermato che è in atto un percorso di verifica di fattibilità, ma assolutamente ha voluto precisare che non è stato deciso ancora nulla e che i luoghi verranno individuati solamente se avranno i requisiti necessari».
Le proteste dei comuni e dei municipi hanno suscitato ieri la reazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Non è una bella cosa - ha detto Alemanno - che i comuni si mobilitino solo contro. Invito gli amministratori a dare il buon esempio alla popolazione perché questi campi vanno fatti da qualche parte». Anche perché i nuovi campi, garantisce Alemanno, «non saranno come quelli vecchi: non saranno dei luoghi di illegalità, disordine e degrado ma luoghi molto ben organizzati, con una grande attenzione all’integrazione e alla legalità». Quanto al campo Casilino 900, Alemanno ha annunciato che «il 22 gennaio finisce l’interpello del prefetto ed entro pochissimi giorni decideremo il piano e attiveremo tutte le procedure necessarie per lo sgombero».
Una voce parzialmente fuori dal coro c’è anche nel Pdl. È quella del consigliere regionale Luigi Celori, che provocatoriamente ricorda che «all’interno dei campi dovrebbero essere consentite solo soste temporanee, 30 giorni rinnovabili una sola volta come prevede una mia proposta di legge. Chi è nomade deve fare il nomade. Chi risiede a Roma ha indubbiamente perso questa sua caratteristica ed ha gli stessi diritti e doveri di qualsiasi cittadino, deve perciò seguire le normali procedure per casa, lavoro ed eventuali sussidi. Altrimenti perché non pensare ad apposite aree attrezzate anche per altre categorie svantaggiate che, non praticando attività illegali, meriterebbero di più come i senza casa, i disoccupati e i precari?».
Infine il Pd, che vede nella nuova strategia di ALEManno sui nomadi una tardiva vittoria di Veltroni.

«Fallita miseramente la volontà epurativa sbandierata in campagna elettorale, ora Alemanno dopo essersi scontrato con la realtà, che è un’altra cosa, si appresta a presentare un piano sui campi nomadi - dice il consigliere comunale del Pd Dario Nanni -. Non rimane altro che condividere quanto il centrosinistra aveva ipotizzato e che stava realizzando su questi temi».

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