Roma «città aperta» esaspera i nervi dei suoi abitanti

Daniele Petraroli

I fortunati sono riusciti a scappare per tempo. Valigie pronte il 30 giugno e via verso le vacanze e la tranquillità. Stiamo parlando di un’esigua minoranza purtroppo. Per gli altri è stato l’inferno. Un mese ad alta tensione vissuto in una città blindata. Tra tifosi ubriachi di felicità (e non solo, aggiungiamo) festanti per il mondiale stravinto dagli Azzurri, manifestazioni di protesta contro le liberalizzazioni (in prima fila i tassisti che hanno assediato il centro cittadino per giorni) e cortei pro o contro Israele, per i romani questo luglio è stato ancora più «caldo» di quanto abbiano detto i termometri (già roventi per conto loro). Per non parlare di mercoledì prossimo quando la Capitale ospiterà il summit internazionale sul Libano e, contemporaneamente, vedrà marciare i panettieri infuriati con il ministro Bersani.
Prima puntata di questo lungo delirio è stata, proprio di 30 giugno, la vittoria ottenuta contro l’Ucraina di Shevchenko. Quella sera le strade del centro si sono riempite di auto, moto e tricolori. Un bellissimo bagno di folla. Peccato però aver assistito a continue repliche. Appena 4 giorni dopo (Germania-Italia 0-2), il 9 luglio (Italia-Francia 6 a 4 ai rigori) e il 10 con il delirio del Circo Massimo e il «trionfo» (romanamente inteso) dei calciatori tornati poche ore prima dalla Germania. Risultato: mezza città paralizzata dal traffico. Senza contare le cariche della polizia a Campo de’ Fiori divenute triste «leit-motive» dei festeggiamenti. Questo per quanto riguarda il capitolo «mondiali».
Altra (identica) storia, invece, quella del decreto-Bersani. I primi a battagliare contro le liberalizzazioni, i tassisti. Dopo di loro i farmacisti e, settimana prossima, la «marcia su Roma» dei panettieri. I maggiori problemi dalle «auto bianche» (e non poteva essere altrimenti). Per quattro giorni piazza Venezia, prima, e il Circo Massimo, poi, ostaggio degli autisti in agitazione. Venerdì, invece, è stata la (ri)volta dei tifosi biancocelesti a bloccare il centro. In duemila in piazza del Campidoglio a chiedere l’intercessione di Veltroni per evitare la serie B. Il colmo, però, lo abbiamo visto lunedì sera. Quando in una Capitale ormai impazzita tra cortei, manifestazioni e proteste, i pacifisti della sinistra radicale partiti da piazza San Marco hanno incrociato prima i manifestanti pro-Israele (e si è sfiorato lo scontro fisico) poi i tassisti fermi in piazza Venezia da cui sarebbe anche partito il grido «Duce-Duce» con saluti romani annessi. Della serie, Roma non ha più spazio nemmeno per le proteste, che finiscono inevitabilmente per sovrapporsi, confondersi o scontrarsi.
Il programma di oggi prevede «solamente» il divieto di circolazione dalle 7 e 30 alle 20 e 30, per i veicoli più inquinanti (auto non catalizzate e vecchi diesel) nella fascia verde, anche per moto e motorini «euro 0» nella Ztl. Dalla settimana prossima però Roma tornerà blindata. L’arrivo delle delegazioni straniere per il summit sul Libano metterà a dura prova i nervi dei romani. Già si annunciano misure eccezionali di sicurezza. Non solo nella zona della Farnesina e di villa Madama (Monte Mario e Foro Italico). D’altronde la presenza del segretario di Stato americano Condoleezza Rice richiede adeguati standard di vigilanza.

Nella stessa giornata, poi, è prevista la «calata» nella Capitale dei panettieri che manifesteranno contro Bersani.
Roma sentitamente ringrazia. E si domanda: che fine hanno fatto le estati con la città deserta e le difficoltà anche per comprare il latte?

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