Un giro daffari da 200 milioni di euro, un numero di schiavi-bambini che sfiora i 50mila in tutta Italia. Con Roma e Lazio, purtroppo, in testa a questa classifica negativa. Nella nostra regione, infatti, sono più di 8mila i minori sfruttati e costretti allaccattonaggio, la maggior parte dei quali di etnia sinti e rom. A far luce sul fenomeno e a chiedere una maggiore attenzione sullo sfruttamento dei bambini è stata la capodelegazione di An allEuroparlamento Roberta Angelilli, che ha presentato un esposto-denuncia alla Procura e lanciato una campagna per contrastare il fenomeno.
«La realtà dello sfruttamento è molto complicata - ha spiegato la Angelilli, che è anche relatrice per il Parlamento europeo della strategia comunitaria sui diritti dei minori -. In generale dei bambini ci si occupa poco o nulla. Anche dire che i baby-accattoni siano invisibili è una falsità perché sono ovunque in questa città. Davanti al Parlamento, al Campidoglio e a ogni fermata della metro». Anche la pietà di chi fa elemosina ai semafori è dannosa. «Pensiamo di far del bene - prosegue - e invece è proprio quella moneta che li rende schiavi. Che lega mamme e bambini a una catena di sfruttamento. Ne consegue che lanalfabetismo è altissimo e porta quei minori diventati adulti allemarginazione, alla criminalità e alla prostituzione».
Secondo le stime, nella capitale i «guadagni» di ogni baby schiavo si aggirano sui 70-100 euro al giorno. Questa la cifra che ogni bambino deve garantire ai suoi sfruttatori, pena percosse e violenze di ogni tipo. «Questo è vero, ma è peggio perpetuare questo sistema sostenendo laccattonaggio - ha detto il senatore di Fi, Maria Burani Procaccini -. Bisogna poi porre laccento sul fenomeno dei bambini trafficati. Questi minori vengono letteralmente affittati o comprati da altre comunità rom». La legge, però, secondo la Burani Procaccini, non è da rifare. «È buona, ma il problema è che non viene applicata. Io stessa finora ho denunciato 90 casi di sfruttamento a Roma con scarsi risultati. La capitale, in particolare, è abbandonata a se stessa. Cè un centro accoglienza per i piccoli ma spesso gli stessi carabinieri ne ignorano lesistenza». Strettamente legato al problema dello sfruttamento è quello della loro etnia. «Se un bimbo italiano - ha spiegato il sostituto procuratore del Tribunale dei minori di Roma Simonetta Matone - venisse abbandonato o lasciato a mendicare per strada ai genitori la patria potestà verrebbe tolta in 5 minuti. Nel caso dei rom questo non viene fatto in nome di una non meglio specificata diversità culturale. Mi chiedo, non è forse razzismo questo? In tal caso infatti la soglia di diritti per un bambino rom è più bassa rispetto a un bambino italiano».
A Roma, poi, la situazione è drammatica. Sono 25 gli accampamenti legali con una popolazione di decine di migliaia di persone.
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