Roma-Pantano, il disagio non finisce più

Roma-Pantano, il disagio non finisce più

Daniele Petraroli

Roma-Pantano atto terzo. Continua il viaggio del Giornale nei problemi della tratta di ferrovia urbana che collega la Capitale con il suo hinterland. Della carenza di personale, in primis capistazione, che ha costretto all’interruzione del servizio lunedì scorso abbiamo già detto. Oggi, però, veniamo a sapere che non è la prima volta che succede. In occasione del «Live 8», il concerto di solidarietà per l’Africa che si è svolto il 2 luglio al Circo Massimo, infatti, la Roma-Pantano avrebbe dovuto rimanere aperta fino alle due di notte come l’altra ferrovia ex concessa, quella della Roma-Lido. Ma anche allora il rifiuto degli ennesimi straordinari da parte dei dipendenti Met.Ro. causò il disservizio. E, a questo punto, sospetti si addensano anche sullo stop alle corse tra Centocelle e Grotte Celoni del 22 marzo. In quell’occasione infatti, il comunicato di Met.Ro. spiegava l’interruzione della linea con non meglio specificati «problemi tecnici», esattamente la stessa scusa usata lunedì.
I macchinisti denunciano, inoltre, una situazione lavorativa insostenibile. Per percorrere l’intero tragitto da Laziali a Grotte Celoni servono 35 minuti, secondo l’azienda cui vanno aggiunti i 10 “riposo” tra una corsa e l’altra. In realtà, a sentir loro, servono 42-43 minuti. Così la sosta si riduce nello scendere da una cabina e nel salire in quella opposta per ripartire. Avanti e indietro da capolinea a capolinea senza praticamente interruzioni per quattro ore e mezzo, la durata del turno di lavoro. Il tutto, ovviamente, a scapito della lucidità e della sicurezza come dimostrano anche i frequenti incidenti accaduti sulla linea (vedi box in alto). Inoltre, se superano il limite dei 50 chilometri all’ora per arrivare in orario pagano in prima persona. Il rapporto dell’azienda è immmediato, le sanzioni anche: quattro ore in meno in busta paga per un’eccesso di velocità di 10 chilometri, un giorno di sospensione per uno di 20.
La mancanza di personale, poi, si riflette sulle ferie. Riuscire ad accontentare tutti, quando i manovratori sono costretti a decine di ore di straordinario al mese e ai doppi turni, è praticamente impossibile. Così anche quest’anno si rischia l’aumento delle assenze per malattia in prossimità del Ferragosto. Esattamente come un anno fa. Il 3 agosto scorso, infatti, i treni rimasero nel deposito dalle 10 e 45 alle 17 perché 23 macchinisti presentarono lo stesso giorno un certificato medico.
Anche la limitazione della linea a Grotte Celoni è dovuta alla carenza di organico a Met.Ro. Sono state completate altre quattro stazioni, Fontana Candida, Borghesiana, Bolognetta e Finocchio. Ma la mancanza di mezzi e di manovratori rende impossibile allungare il percorso del trenino come avrebbe voluto fare la giunta Storace lo scorso anno. «Figuriamoci poi se volessero arrivare davvero fino a Pantano - è il commento di Roberto Proia, sindacalista del Sult -.

Il vero punto interrogativo è: cosa vogliono fare i dirigenti di questa ferrovia? Se dovessero decidere di chiuderla entro un anno si potrebbe anche andare avanti in questa maniera. Ma se vogliono continuare questo servizio le cose devono cambiare radicalmente. Quel che manca qui, oltre al personale, è la voglia di investire in un progetto».

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