Crollata a terra e immersa nel degrado la targa dedicata a Benedetta Ciaccia, vittima dei jihadisti

La targa dedicata a Benedetta Ciaccia, la trentunenne romana vittima degli attentati di Londra del 2005, è riversa a terra e circondata dal degrado. Il padre: "Benedetta non meritava questo"

Crollata a terra e immersa nel degrado la targa dedicata a Benedetta Ciaccia, vittima dei jihadisti

Vittima del fanatismo jihadista prima e dell’incuria capitolina poi. È la storia di Benedetta, Benedetta Ciaccia, una delle cinquantasei vittime degli attentati di Londra. La furia dei terroristi islamici l’ha travolta il 7 luglio di quattordici anni fa, mentre viaggiava a bordo di un convoglio della metropolitana per raggiungere l’ufficio. Alla sua memoria, nel 2015, è stata intitolata una via che affaccia su un parco: via Benedetta Ciaccia. Una viuzza che corre tra Casalotti e Selva Candida, dove non c’è neppure l’illuminazione e che, nel corso del tempo, si è trasformata in una discarica a cielo aperto.

E per i familiari della ragazza, che hanno combattuto a lungo con la burocrazia per ottenere quell’intitolazione, passare da quelle parti è diventato insostenibile. Come se non bastasse, denuncia papà Roberto, “da un paio di settimane la targa è a terra”. Il palo che la sorreggeva si era spezzato qualche mese prima e il signor Ciaccia era andato a protestare col municipio, il quattordicesimo, per chiedere che qualcuno facesse qualcosa. “Non si è mosso nessuno – racconta – e così oggi ci ritroviamo con il palo spezzato e la targa riversa a terra, circondata da un reticolato arancione, dall’erba alta, dall’immondizia e dal buio. Mia figlia non meritava questo”. Il paradosso è che anche a Londra c’è una targa dedicata a Benedetta e alle altre vittime, ma lì le cose funzionano diversamente: “Dovreste vedere – continua il signor Roberto – come la tengono bene”.

E pensare che il papà di Benedetta ha cercato persino di mettersi in contatto con il sindaco di Roma, Virginia Raggi, in più di un’occasione. “Ho perso il conto – dice – delle mail che ho inviato alla sua segretaria: dicono che uno vale uno però se gli scrive un libero cittadino che ha una figlia vittima del terrorismo neppure rispondono”.

Non si è interessata della questione nemmeno quando lui gliene ha parlato a voce. È stato ad aprile scorso, durante la fiaccolata che si è tenuta a Roma per ricordare un’altra giovane, Pamela Matropietro, trucidata a Macerata lo scorso anno. C’era la Raggi e c’era anche papà Roberto. “In quell’occasione – ricorda – l’ho avvicinata e le ho chiesto di prendersi a cuore la situazione”. Gli ha raccontato del degrado in cui affoga la via di Benedetta, del palo piegato, e della paura che la targa potesse crollare. “È stato tutto inutile”, mormora con la voce sconsolata. “Ma il Comune – si domanda – quando si deciderà a risolvere i problemi dei romani? I romani siamo noi”. Questa però non è una polemica politica. È il grido di dolore di un cuore straziato. Quello di papà Roberto. “Non hanno rispetto di lei nemmeno da morta – conclude – ed io che ho settant’anni mi auguro solo di poter vedere la via di Benedetta decente prima di morire”.

All’appello della famiglia Ciaccia si è unito anche il dirigente della Lega Lazio, Fabrizio Santori, che chiede alla sindaca Raggi di “ripristinare immediatamente il decoro della via” per “ricordare degnamente una nostra concittadina vittima dell’odio islamista”.

“Non possiamo tollerare – prosegue il leghista – un tale insulto verso una giovane che ha perso la vita in maniera così assurda, a causa di una folle idea di violenza e terrore che ripudiamo. Roma non accetta di fare passare Benedetta come una vittima di serie B”.

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