ROMEO&GIULIETTA Dall’Inghilterra andata e ritorno

Romeo e Giulietta, Roberto Bolle, Alina Cojocaru e Julie Kent….Titolo e nomi da tutto esaurito. Sebbene faccia effetto l'assenza di Alessandra Ferri, étoile scaligera (ritiratasi), sinonimo di Giulietta e musa del coreografo Kenneth MacMillan. Tuttavia, fermo restando il glorioso Bolle, non si può certo dire che la romena Cojocaru, che conosciamo, e l'americana Julie Kent alla sua prima Scala ma nota anche per imprese cinematogafiche del genere Dancers di Herbert Ross, stella del Royal una e dell'American l'altra, non costituiscano una bella garanzia. Come il podio, dominato dal collaudatissimo Paul Connelly.
E questa versione del capolavoro di Prokofiev entrata nel repertorio scaligero nel '95 per divenire una costante del cartellone bellettistico? Negli anni successivi al debutto avvenuto al Kirov di Leningrado l'11 gennaio 1940 con la coreografia di Leonid Lavrovskij Romeo e Giulietta è stato ripreso da tutti i maggiori coreografi del mondo. Solamente alla Scala il titolo è tornato infinite volte nella versione creata appositamente per il suo Ballo e la sua étoile Carla Fracci dal coreografo sudafricano John Cranko nel 1958, con trionfante debutto all'Isola Verde di Venezia. Quindi, a partire dal dicembre 1980, nella complessa visione psicoanalitica e mozzafiato di Nureyev. E, dal 1995, appunto nella lettura dello scozzese Kenneth MacMillan, punta di diamante della coreografia britannica e re del Royal Ballet.
La nuova versione era stata presentata al Coven Garden di Londra nel 1965. I ruoli dei protagonisti erano stati cuciti sulle capacità tecnico-espressive della coppia Lynn Seymur-Christopher Gable che tuttavia, prima ancora di cominciare, veniva travolta dal ciclone Margot Fonteyn-Rudolf Nureyev all'inizio della loro mitica e irripetibile avventura. Già l'anno successivo quell'allestimento transitava dalla scena scaligera con i ballerini del Royal e i due grandi. Ma nel repertorio, cioè nelle gambe e nelle menti dei nostri danzatori, il Romeo and Juliet di MacMillan sarebbe appunto entrato solo nel '95 portatovi da Alessandra Ferri, che da allora ne fu sempre la più importante protagonista.
La creazione di MacMillan è un edificio superbo e rigoroso che declina passione e fantasia a favore del fatto coreografico. I tre atti, solidamente innestati sul filone Lasvrovskij, sono tutto un incalzare di assoli, passi a due, a tre, a quattro. O isolati o calati in un gioco di masse in perenne movimento.
Il titolo, il primo a serata intera del coreografo, poggia su una drammaturgia che procede lenta e a numeri chiusi. Il lavoro non va incontro ai ballerini. Anzi chiede al singolo uno sforzo tecnico che è poi particolarmente arduo vestire di espressività. Devono insomma essere tutti bravissimi. Mentre l'ottica sbalza il filone amoroso sacrificando il contesto narrativo dal quale scaturisce.
Insomma una versione dall'impianto sfavillante e molto inglese nello sviluppo narrativo, anche ricco di spunti macchiettistici. Bello da vedere, magnifico da ascoltare, struggente da respirare questo Romeo e Giulietta è in scena a partire da venerdì 8. Il Romeo di Roberto Bolle si alterna all'altro, più interiorizzato, di Massimo Murru.

Mentre la giovane e svettante Cojocaru cede il posto per due recite alla più matura e drammatica Kent. A sua tempo tirata fuori dal «coro» da Michail Baryshnikov.
Romeo e Giulietta
Teatro alla Scala
Dall’8 febbraio al 21 marzo
h 20 (per info 02.72.003.744)

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