«Mi chiederete perchè soltanto adesso mi sono deciso a portare in scena Brecht. La verità? Quand'ero giovane, a venticinque, trent'anni, lo leggevo e mi dicevo “Io non lo capisco“, anche se la mia formazione ideologica in fondo era la stessa, o forse proprio per questo. Poi, quando negli anni Settanta pensai di allestire una miscellanea di tre suoi drammi ci fu un problema di diritti e non se ne fece nulla. Ora ho deciso di provarci, anche perchè, diciamo la verità, se non ci pensavo adesso che ho settantotto anni ad affrontare Brecht, forse non l'avrei potuto fare più».
Parole di Luca Ronconi. Il grande regista firma l'allestimento di Santa Giovanna dei macelli, azione teatrale in dodici quadri scritta da Bertolt Brecht tra il 1929 e il 1930, che andrà in scena al Piccolo Teatro Grassi, coprodotta con il The State Academic Maly Theatre of Russia di Mosca, da martedì 28 febbraio al 5 aprile (tutte le informazioni al numero 848800304 oppure www.piccoloteatro.org).
Chicago, vigilia della grande crisi del 1929. Il magnate della carne Pierpont Mauler (Piero Pierobon) vuole salvare i suoi profitti a spese di operai, allevatori, azionisti e piccoli risparmiatori, mentre Giovanna Dark, una sorta di Giovanna d'Arco eroina dell'esercito della salvezza (Maria Paiato) si schiera dalla parte degli oppressi, con il risultato che alla fine finisce per essere sfruttata da tutti, da Mauler che le si mostra fintamente amico, dall'organizzazione dei Cappelli Neri che in apparenza difende i più deboli ma che in realtà si schiera con i potenti, persino dal sindacato. «Non si tratta certo del capolavoro assoluto di Brecht, ma ciò che è interessante è che i temi trattati, come l'inflazione, la crisi economica, il problema del lavoro, sono attualissimi, tanto che alcune frasi scritte alla fine degli anni Venti sembrano tagliate apposta su ciò che sta accadendo in queste settimane», commenta il regista. «Ma io non volevo parlare di temi finanziari, di argomenti che tutti gli spettatori ormai purtroppo conoscono bene, a me è interessato soprattutto portare in scena l'ambiguità dei personaggi, partendo dalle ultime battute di Santa Giovanna dei macelli: ognuno ha due anime, una alta ed una bassa ed è inevitabile tenersele tutte e due».
Chi non ama troppo il drammaturgo tedesco si tranquillizzi: la prima volta di Brecht secondo Ronconi sarà in versione light. O bonsai, come spiega il regista: «Mi sono tenuto ad una lettura il più possibile oggettiva mantenendo l'andamento drammaturgico voluto da Brecht, ma ho sfrondato quasi un terzo del testo originale, comprese molte parti cantate, ammorbidendo soprattutto l'aspetto didascalico. Il risultato è un Brecht formato bonsai, con la differenza che ai bonsai si tagliano le radici, mentre io ho preferito tagliare i rami in eccedenza».
Per Santa Giovanna dei macelli lo storico palcoscenico di via Rovello sarà trasformato in un set cinematografico con le scene di Margherita Palli, dove scorreranno anche spezzoni di film realizzati da Emanuele Di Bacco e Nicolangelo Gelormini, due diplomati alla sede milanese del Centro Sperimentale di Cinematografia, mentre la musica che Brecht aveva previsto copiosa non ci sarà quasi, e sarà affidata alle note della Giovanna d'Arco di Giuseppe Verdi.
«Quando mi domandano se lo spettacolo avrà dei rimandi con quello allestito da Giorgio Strehler agli inizi degli anni Settanta non posso che rispondere non lo so: io non l'ho visto, non mi sono documentato, non avevo nessuna intenzione di confrontarmi con un allestimento memorabile e nemmeno, al contrario, di prenderne le distanze. Dunque le eventuali coincidenze saranno dovute al caso», spiega Ronconi che lo ha allestito con dodici interpreti e sedici allievi del corso per attori della Scuola del Piccolo teatro.
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