(...) Che genere di teatro ha in mente?
«Sicuramente vorrei lavorare sul teatro popolare e portare avanti lesperienza dei laboratori di teatro e musica con i miei collaboratori, la Baby Gang. Mi immagino un teatro che vada incontro alla gente, che abbia un forte rapporto con il pubblico. Il teatro deve accogliere tante voci diverse».
Come lo immagina?
«Difficile dirlo, è come cercare una casa - e lo dice uno che di case ne ha cambiate parecchie - parti con unidea e finisci poi per innamorarti di una completamente diversa. Non cerco necessariamente un teatro, ma anche uno spazio da riadattare. È una questione di energia - sì lo so sono discorsi da mistico - ma credo che, al di là di come è un luogo, conta lenergia che si percepisce, negativa o positiva. Ci sono dei teatri, per esempio, che mi inibiscono. Certo, il giudizio dipende dalla sensibilità dellartista».
Un teatro dove respira energia positiva?
«Il Piccolo, lì, mi sento a casa».
Il teatro con unenergia negativa?
Ride. «Non lo dirò mai!».
Così come si tira indietro quando gli chiediamo un giudizio sul clima culturale che si respira in città: «Sono tornato a Milano (da Trieste) da poco, i problemi si comprendono solo vivendo sul posto. Per quanto riguarda, invece, i teatri, mi sembra che la situazione non sia cambiata molto: si parla sempre di sovvenzioni e di aiuti alle compagnie giovani, ma si tratta sempre e solo di piccoli incentivi».
I suoi progetti futuri, oltre a La cimice di Majakovskij, che sarà in scena al Piccolo Teatro dal 4 al 24 maggio 2009?
«Una serie di monologhi, dal titolo Sulla strada ancora, che partiranno questestate per approdare poi, dal 3 al 22 febbraio, alla Scatola Magica del Teatro Strehler. Poi cercherò di stare il più possibile a Milano. Ho voglia di fermarmi». E di metter su teatro.
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