Rsa, chiesta la sospensione degli aumenti delle tariffe

L’ordine del giorno presentato da Francesco Battistoni (Fi). «Più attenzione ai problemi delle fasce deboli»

Rsa, chiesta la sospensione degli aumenti delle tariffe

Il consiglio provinciale di Viterbo, dove c’è una maggioranza di centrosinistra, ha approvato un ordine del giorno presentato da Francesco Battistoni, di Forza Italia, che boccia sostanzialmente la delibera della giunta Marrazzo 98/07 che ha aumentato le tariffe per i pazienti ricoverati nelle Residenze sanitarie assistite. In sintesi il documento chiede alla giunta regionale la sospensione della stessa delibera, una riformulazione normativa che contenga anche gli aggiustamenti applicativi necessari per evitare confusione e incertezza. Da quando è stata varata la delibera, infatti, migliaia di famiglie si sono trovate ad affrontare notevoli difficoltà: le Rsa, come è noto, sono strutture che ospitano soprattutto pazienti anziani non autosufficienti. «Non può sfuggire a nessuno - spiega Battistoni - la valenza sociale di questo tipo di ricoveri, al di là delle necessità dettate dall’allarmante situazione del deficit sanitario nel Lazio. Mi auguro - aggiunge l’ex assessore all’Ambiente - che questo segnale forte inviato alla Regione Lazio dal Consiglio provinciale di Viterbo possa essere accolto in maniera veloce ed efficace dal presidente Marrazzo e dalla sua giunta in modo da dare certezze a questi soggetti più deboli, ai parenti, ai comuni e alle strutture interessate». «Nei prossimi giorni - ha poi annunciato Battistoni - invierò l’ordine del giorno approvato a tutti i Comuni della Provincia di Viterbo con l’invito ad approvarlo nei rispettivi Consigli comunali in modo da dare ancora maggior vigore alle giuste richieste di molti cittadini». Nel chiedere la sospensione della delibera, l’ordine del giorno fa riferimento alle «gravi difficoltà profilatesi in sede di applicazione della deliberazione, relativamente alla consistenza degli aumenti di retta e alla disorganizzazione operativa dei soggetti istituzionali coinvolti nell’applicazione (ASl, Comuni, Rsa) e i disagi per gli utenti e rispettivi familiari». Nel documento si sottolinea che la confusione ingenerata dai criteri di applicazione degli aumenti, che prevedono anche la retroattività, colpisce soprattutto le «categorie deboli, quali: anziani, soggetti portatori di handicap, disabili in genere e soggetti con patologie cronico degenerative». La delibera sotto accusa ha previsto la rimodulazione della ripartizione degli oneri relativi alla diaria giornaliera delle Rsa, introducendo, in via sperimentale per la durata di 12 mesi, l’Indicatore situazione economica equivalente (ISEE) quale strumento operativo idoneo a determinare la quota di partecipazione degli utenti alla spesa. Ed ecco i numeri che hanno provocato incertezze e proteste: gli utenti con reddito annuale Isee inferiore a 13mila euro devono pagare il 40 per cento, con partecipazione del comune competente e quota del fondo sanitario regionale del 60 per cento.

Chi ha un reddito annuale Isee compreso tra 13mila e 25mila euro deve pagare il 40 per cento, ma senza partecipazione del comune competente e quota del fondo sanitario regionale del 60 per cento. Con un reddito superiore a 25mila euro l’utente paga il 50 per cento senza partecipazione del comune competente e quota del fondo sanitario regionale del 50 per cento.

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