Via Rubattino, smantellato il campo rom

Le ruspe sono entrate in azione di mattina presto. E una settantina di vigili urbani, assieme a carabinieri e polizia, hanno dato la sveglia ai duecento rom abusivi del campo nomadi di via Rubattino. Ora, dell’enorme favela della periferia est di Milano, resta solo un cumulo di lamiere che verranno rimosse in breve tempo. Uno sgombero annunciato, richiesto da tempo dai residenti della zona, stufi di convivere con violenza, furti e sporcizia. I rom, tra cui circa 70 bambini, troveranno una sistemazione provvisoria alla Casa della Carità e nelle strutture di accoglienza. «Tuttavia - spiega l’assessore ai Servizi sociali Mariolina Maiolo - finora solo sei famiglie hanno accettato di essere ospitate in comunità».
Gli altri irregolari non avranno scampo. Al suo 166° sgombero, dopo l’ultimo in via De Lemene, il vicesindaco Riccardo De Corato non si stanca di ripetere: «Seguiremo gli abusivi ovunque, via per via, li tampineremo fino a quando non se ne andranno definitivamente». E quindi ci saranno altre ruspe, altri esodi, altre catapecchie abbattute: «Non ci stancheremo mai - annuncia battagliero De Corato -. Gli abusivi devono capire una volta per tutte che Milano verso di loro è inospitale. Siamo disposti solo ad accogliere i 1.300 nomadi dei campi regolari. Per gli altri non c’è spazio».
Finora, dal 2007 ad oggi, sono stati allontanati ben settemila abusivi. L’obbiettivo per il prossimo anno è cacciarne da Milano altri duemila. Da via Sammartini al campo di via Triboniano, da via San Dionigi al cavalcavia Bacula, il Comune ha messo in campo una media di uno sgombero alla settimana. «Continueremo fino a quando servirà» non si arrende il vicesindaco.
Lo smantellamento dell’area ex Enel di via Rubattino è stato senza dubbio uno degli interventi più imponenti. «È scomparsa l’ultima grande baraccopoli - spiegano a Palazzo Marino -, ora non rimangono che piccoli insediamenti che richiedono interventi molto più semplici». Gianluca Boeri, vicepresidente del Consiglio di zona 3, chiede un impegno preciso alla Rubattino srl, proprietaria del terreno: «Ora la società provveda a mettere una recinzione intorno all’area per evitare che i rom occupino nuovamente». A chi prende le difese dei nomadi e parla di diritti negati, risponde l’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Maullu: «Non sono più tollerabili situazioni di tale degrado e illegalità». A chiedere un ulteriore giro di vite è l’assessore lombardo al Territorio Davide Boni: «La politica degli sgomberi deve essere sostenuta e incentivata. Chi difende la presenza di accampamenti abusivi di certo non ha a cuore la sicurezza del nostro territorio». Il suo collega leghista a Palazzo Marino, Matteo Salvini, fa il tifo per «una ripulitura definitiva della città». E dalle file del Pdl, interviene il vicecapogruppo Carlo Fidanza: «Tutte le aree sgomberate vengono poi bonificate e riqualificate perché possano essere restituite alla città. La nostra è una battaglia quotidiana per il ripristino della legalità che si fa lavorando alacremente, senza troppi proclami sguainati».


A non credere nella politica degli sgomberi è invece don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore di Comunità Nuova: «Non se ne può più - insorge alla notizia dello smantellamento di via Rubattino -, le persone non si possono annullare ed è inutile agire in maniera ostile verso i rom se poi non si danno delle alternative. Questo è un atteggiamento che fa solo aumentare l’odio e la paura. L’unico risultato che si ottiene con questo metodo è spostare il problema di 50 metri».

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