Tra le attrici italiane dell'ultima generazione Sabrina Colle da Avezzano (LAquila) è la sola a possedere la grazia intima e scontrosa di uno scoiattolo tramutato per magia in una fata. Col suo fisico da danseuse étoile, il sorriso sbarazzino di una damina del Settecento e il suo sguardo insieme ironico e capriccioso, c'è da chiedersi come mai non sia già venuto in mente a qualcun altro prima che ad Andrée Ruth Shammah di offrirle il ruolo di Lulu. Ovvero la seduttrice per antonomasia che, dopo essere stata creata in Germania da Wedekind a fine Ottocento, il milanesissimo Carlo Bertolazzi, del tutto ignaro del precedente teutonico, calò nel 1904 nell'infernetto piccolo borghese di una sciantosa di periferia. Metà cocotte e metà vittima dell'effimero paradiso dei sensi che ne determinerà la tragica fine. Ma ascoltiamo cosa dice Sabrina di questo simbolo spurio e fascinoso dell'eterno femminino che la regista del Parenti presenta a partire da giovedì 21 fino al 31 gennaio (info: 02-59995206, www.teatrofrancoparenti.it), dopo una serie di anteprime aperte al pubblico. «Il nostro - ci confida - è uno spettacolo multimediale dal momento che Andrée, con il concorso della Rai che ne è coproduttrice, oltre a farci udire il testo di Bertolazzi ha immaginato una struttura composita. Infatti il personaggio di De Farnese, il primo vizioso amante di Lulu, è al tempo stesso il regista dell'allestimento in divenire. Che non solo inaugura la serata ma, assumendo davanti allo spettatore la parte che toccò al dottor Hinkfuss, l'artefice a vista che dirimeva le file del pirandelliano Questa sera si recita a soggetto, interrompe di continuo noi attori incitandoci a scorgere dietro le battute che pronunciamo il vero volto di Lulu». Tutto qui? «Assolutamente no - smentisce Sabrina con foga - dato che nello spettacolo i video che abbiamo girato adempiono a quella funzione di teatro totale a suo tempo auspicata da Piscator, creatore del teatro politico». In che senso?, le chiediamo incuriositi. E lei di rimando: «Nei filmati, io che presto a Lulu non il carisma che alcuni, bontà loro, mi attribuiscono ma un corpo da svelare e da celare a seconda delle situazioni previste dal copione, continuo a mutarmi in una ossessiva rassegna di donne-oggetto. Passo da una volgarissima parrucca bionda con tanto di boccoli alla Patty Pravo anni Settanta a un toupé nero corvino da divina del muto, e via discorrendo. Inoltre ». Inoltre cosa? «Ogni sera, per coinvolgere la platea, l'occhio meccanico di un cineoperatore inquadrerà alcuni spettatori per coglierne le reazioni di fronte a quell'invadente teatrante promosso, nella finzione, a regista. Che un ottimo partner come Pietro Micci incarna sposando lo spirito della scena espressionista». Torniamo al personaggio di Lulu-donna bambina, vuole? Lo sa o no, Sabrina, che dalla pièce di Bertolazzi fu tratto nel'54 un film con la Cortese? «Me l'hanno detto, e ho fatto di tutto per ritrovarlo. C'è mancato poco ne facessi una malattia"».
Come mai? «Si ricorda o no che Valentina, vent'anni dopo aver interpretato quel film, fu protagonista al Piccolo di Milano della Lulu di Wedekind, uno dei personaggi più ambigui e misteriosi del teatro moderno? Ecco, volevo capire il sottile legame che unisce queste due eroine che, lontane nello spazio e nel tempo, portano lo stesso nome».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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