Sacconi: «A Natale l’intesa per la Fiat» Ma la Cgil si oppone

Settimana chiave, a partire da oggi, per Fiat e l’accordo su Mirafiori. Mentre cresce la pressione del governo perché il Lingotto chiuda e non metta in discussione il suo impegno in Italia. Sergio Marchionne, ad del gruppo, rientrerà domattina a Torino. Dove alle 18.30 vedrà i dirigenti del Lingotto per il tradizionale incontro di fine anno. E dove, in giornata, dovrebbe incontrare la leader degli industriali Emma Marcegaglia.
Sarà una «settimana decisiva» per il futuro di Mirafiori, tappa del piano di investimenti da 20 miliardi «Fabbrica Italia». Lo sottolinea il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che giudica «possibile entro Natale definire un’intesa». Ed avverte: «In caso contrario avrebbero ragione tutte le Cassandre che hanno dubitato delle buone intenzioni di Fiat. E non voglio nemmeno pensare alle conseguenze di una simile ipotesi».
Mentre la Cgil chiede di conoscere il piano nel suo complesso, di rovesciare il metodo di un confronto che si sta invece sviluppando tappa per tappa. Basta «annunci misteriosi», dice il segretario generale Susanna Camusso: «Di questo piano, continuamente annunciato, noi conosciamo un modello a Pomigliano e un modello a Mirafiori, tutt’altro che un piano di investimenti così come viene presentato, e crediamo che sarebbe l’ora di ripartire dal punto giusto: prima si annunci il piano, e poi si valutino le ricadute organizzative sugli stabilimenti».
Intanto è un passaggio importante, quello di oggi a Roma, l’incontro tra Federmeccanica e sindacati. Fim, Uilm, Fismic e Uglm, ma senza la Fiom (che non ha firmato il contratto del 2009) si vedono per verificare la percorribilità di norme contrattuali ad hoc (come chiede Fiat) e della soluzione per farlo: dalle deroghe al contratto dei metalmeccanici, alle ipotesi di un nuovo contratto per il settore auto. Incontro che potrebbe ricreare le condizioni perché Fiat torni al tavolo su Mirafiori, dal quale si è alzata il 3 dicembre sostenendo che non c’erano le condizioni per raggiungere una intesa. È questa la direzione richiesta dalla Fiat, decisa a tenere la jv con Chrysler che opererà a Mirafiori fuori dal perimetro di Confindustria.
Anche l’incontro di domani con Emma Marcegaglia, che pur non confermato appare più che probabile, sarà un passaggio delicato. Un faccia a faccia dopo la chiara presa di posizione degli industriali, pronti a sostenere chi investe e chi spinge per una modernizzazione delle relazioni industriali, ma con un limite, la necessaria attenzione a evitare di forzare troppo la mano, a non innescare un conflitto sociale che renderebbe ingovernabili i rapporti sindacali nelle aziende. Su questo fronte il nodo da sciogliere, anche per gli industriali, è la richiesta di Marchionne di passare ad un sistema di rappresentanza in azienda, le Rsa, aperto solo alle sigle firmatarie di contratto.
Chiudendo la porta alla Fiom, dunque.

Che resta sul «no» fermo ad ogni possibile intesa che possa far «saltare il contratto nazionale di lavoro mettendo in discussione i diritti dei lavoratori», come ha ribadito ancora una volta ieri il leader dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini. Forte anche dei 2.780 no al «modello Pomigliano», raccolti con una petizione ai cancelli di Mirafiori.

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