Il Salone del pesce tira una rete piena di visitatori

Il Salone del pesce tira una rete piena di visitatori

In quattro giorni, oltre 47mila visitatori: Slow Fish, il salone internazionale del pesce e della pesca che ha ritirato ieri sera le reti, manda in archivio la terza edizione all’insegna del successo. Un successo che, ovviamente, non si misura solo sul numero, per quanto soddisfacente, dei frequentatori (che sono stati più della scorsa edizione, quando l’ingresso era libero), ma anche nella qualità del pubblico che ha affollato il padiglione C della Fiera, fra cui 32 classi elementari, 1000 bambini che hanno partecipato alle Fish Tales, oltre 300 giovani tra i 15 e i 18 anni che hanno preso parte ai percorsi didattici, e 1200 iscritti ai Laboratori dell’acqua. Lo hanno sottolineato, in particolare, il presidente di Slow Food, Roberto Burdese, e i presidente della Regione Claudio Burlando: «È arrivato un pubblico interessato, attento, competente, che ha rivolto domande e approfondito, insieme agli aspetti gastronomici, il tema della sostenibilità ambientale. Ed è proprio questa qualità - aggiungono - il valore più importante di Slow Fish. Come mai in passato, in eventi analoghi, qui si è avuta la fusione completa dei temi gastronomici, ambientali e sociali. Slow Fish è ormai diventato un punto di riferimento per Slow Food». In realtà, a Genova hanno dialogato mondi diversi: ricercatori, pescatori, consumatori, politici, operatori commerciali, ambientalisti, cuochi. «Il risultato più importante di questa edizione - ha concluso Burdese - è il dossier che verrà prodotto e che sarà consegnato a tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo per porre domande e cercare risposte che troveranno un nuovo punto d’incontro all’edizione di Slow Fish 2009». Gli ha fatto eco Burlando, che aveva accanto l’amministratore della Fiera Urbani, e gli assessori Bozzano, Zunino e Cassini: «La manifestazione è stato un momento di presa di coscienza collettiva. Ora il mio sogno è quello di andare personalmente in Mauritania per consegnare alle donne pescatrici di quella zona, che erano qui rappresentate da una delegazione, il contributo raccolto attraverso una quota del biglietto d’ingresso, a dimostrazione concreta di quello che possiamo e dobbiamo fare per le piccole comunità del mondo». Burlando ha ribadito inoltre l’intenzione di portare a Genova la seconda sede (dopo quella di Torino) di Eataly, mostra-mercato permanente, da collocare alla Stazione Marittima. «Lancio un appello a tutti gli azionisti - ha dichiarato - affinché si proceda in questo senso. Noi abbiamo 9 milioni di euro delle Colombiane da investire. Se riusciremo anche in questa impresa, Liguria e Piemonte potranno presentare una offerta gastronomica unica al mondo».
Significativi, nell’ambito di Slow Fish, anche gli eventi collaterali che hanno richiamato l’attenzione, fra l’altro, sul «destino» del Mare Mediterraneo, intorno al cui capezzale si stanno alternando - è stato detto - «tanti medici curanti, forse troppi e sicuramente scoordinati». Questo quadro d’insieme poco consolante è emerso nella giornata finale del salone in un convegno che ha analizzato i regolamenti europei esistenti e quelli di imminente attuazione sui problemi che accompagnano la vita quotidiana del «mare nostrum». Hanno partecipato alla discussione, introdotta da Burlando, il sottosegretario al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali Guido Tampieri e il direttore generale della pesca presso il ministero per lo sviluppo rurale e l’alimentazione della Grecia, Anastasios Grous, mentre Silvio Greco, presidente del comitato scientifico di Slow Food, ha sintetizzato vari dati emersi dalle ricerche sulla situazione ambientale del Mediterraneo. I mali del Mediterraneo - è stato sottolineato - sono inversamente proporzionali alle sue dimensioni: pur avendo una superficie di appena lo 0,8 per cento delle acque salate del pianeta, deve sopportare il 30 per cento del traffico commerciale globale ritrovandosi con una percentuale di 38,2 milligrammi per litro di catrame pelagico (chiaro indice di inquinamento) mentre sui mari del Giappone se ne registra solo lo 0,2 per cento. A questa considerevole quantità di scorie concorrono gli scarichi delle petroliere, delle industrie e delle popolazioni della fascia costiera.

E proprio da Slow Fish, ha promesso Burdese, uscirà l’ampio dossier che sarà base di discussione al summit del 2008 promosso dalla Regione, con la presenza a Genova di tutti i ministri della pesca e dell’ambiente del Mediterraneo e della zona del Mar Nero.

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