Salone di Rimini La gente contesta il Csm: «Le toghe sbagliano ma non pagano mai»

nostro inviato a Rimini

Sembrava quasi un agguato, forse lo era. Al primo seminario interattivo, in cui sette membri del Csm si confrontavano con i cittadini, un gruppo di persone ha incominciato a bersagliarli di accuse, lamentandosi della malagiustizia e del fatto che troppi magistrati non finiscono sotto la scure del procedimento disciplinare, malgrado le loro colpe.
Quello che doveva essere un confronto pacato, a scopo informativo, organizzato al Salone della Giustizia, si è trasformato in dibattito dai toni aspri e vivaci. Il Primo Presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, ha aperto il dibattito rallegrandosi del fatto che «per la prima volta le istituzioni hanno calato il ponte levatoio, aperto le porte per dialogare con i cittadini, per consolidare l’idea che la giustizia è in primo luogo un servizio».
Ma quello che è seguito, compresi gesti d’insofferenza e battibecchi, ha dimostrato soprattutto quanto l’insoddisfazione per questo servizio giustizia sia diffuso. Quasi eroicamente i consiglieri laici e togati Cosimo Ferri, Celestina Tinelli, Mauro Volpi, Ezia Maccora, Luisa Napolitano, Roberto Carelli Palombi si sono sottoposti al fuoco di fila delle contestazioni per la lentezza dei processi, le sentenze giudicate ingiuste, i comportamenti dei magistrati, le denunce di negata giustizia. Cercando di difendere le ragioni, più che delle toghe, del sistema farraginoso che rende così difficile rivalersi per vere o presunte ingiustizie. A Carbone uno degli accusatori ha detto senza troppe giri di parole: «Guardandola in faccia lei mi sembra un magistrato onesto, ma come si fa a far valere le nostre ragioni in questo Paese? Abbiamo fatto esposti, denunce, ci siamo rivolti al ministro, alla Cassazione, al Csm. Perché non interviene mai nessuno se un giudice sbaglia?». Quasi in lacrime una signora ha raccontato la sua odissea giudiziaria, pretendendo di far leggere montagne di carte. Un altro sosteneva di aver subito torti eclatanti, senza avere nessuna difesa dallo Stato.


«Era un crescendo rossiniano - commenta la Tinelli-, ma noi possiamo far poco in situazioni come queste. Giusto spiegare a chi rivolgersi, come fare le domande e gli esposti». «Al Csm cerchiamo di fare quel che possiamo - aggiunge Ferri-, ma spesso non è nostra la competenza intervenire in certe situazioni».

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