Salute

Italia e UK protagonisti nel mondo della cannabis medica

Italia e Regno Unito sono in prima linea nella diffusione della cannabis terapeutica, grazie ai centri di medicina integrata Clinn e Sapphire, che offrono ai pazienti la possibilità di accedere alla sostanza

Italia e UK protagonisti nel mondo della cannabis medica

La cannabis terapeutica come trattamento efficace contro disturbi solitamente resistenti ai farmaci. Negli ultimi anni, le prorpietà mediche della sostanza ricca di CBD e THC sono state al centro di numerosi studi scientifici e la marijuana è passata dall'essere una droga leggera a un potenziale medicinale. Di recente, le Nazioni Unite hanno riconosciuto le proprietà mediche della cannabis, accogliendo una serie di misure proposte dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ed eliminando la sostanza dalla tabella degli stupefacenti più pericolosi. L'efficacia della cannabis è stata evidenziata nel trattamento della spasticità dovuta alla sclerosi multipla, dell'epilessia resistente ai farmaci, del dolore cronico e degli effetti della chemioterapia. Mentre gli studi scientifici valutavano le proprietà mediche della cannabis, diversi Paesi approvavano leggi a favore della sostanza.

Italia e Regno Unito in prima linea

Tra i Paesi in prima linea nella diffusione della cannabis terapeutica ci sono Italia e Regno Unito. In Europa, la marijuana medica non è vietata da leggi internazionali e ogni Stato membro può regolamentarne la diffusione per uso terapeutico contro determinate patologie e disturbi ben definiti. La produzione della cannabis segue percorsi rigidi, identici a quelli utilizzati per i farmaci, regolamentati da 50 autorità poste in 31 Paesi, che garantiscono qualità ed efficacia del prodotto.

In Italia, la prescrizione di preparazioni magistrali a base di cannabis è possibile dal 2006, mentre dal 2015 è stata avviata la regolamentazione e la produzione nazionale. Attualmente, sono due le sostanze prodotte nello Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di Firenze: la FM2, che contiene tra il 5 e l'8% di THC e tra il 7,5 e il 12% di CBD, e la FM1, che contiene tra il 13 e il 20% di THC e meno dell'1% di CBD. Il percorso di coltivazione e produzione segue rigide regole, dettate dalle normative europee relative ai medicinali. In Italia, quindi, l'uso di cannabis terapeutica è legale. Entrambe possono essere prescritte dal medico di base, che dovrà indicare della ricetta (non ripetibile) le quantità e le modalità di assunzione. Il problema, nel nostro Paese, sta nella disponibilità del prodotto, che spesso non riesce a coprire il fabbisogno dei pazienti, perché la produzione della sostanza viene garantita solamente entro una determinata quantità, poi non è più possibile reperirla. Così un prodotto usato come trattamento medico contro alcuni disturbi non risulta essere sempre disponibile e i pazienti possono trovare difficoltà nel reperirla.

Nel Regno Unito, invece, la legislazione riguardante la marijuana è più recente e risale al 2018. Il servizio sanitario nazionale inglese (NHS) ricorda che la cannabis terapeutica può essere prescritta solamente a bambini con gravi forme di epilessia refrattaria, persone con rigità muscolare causata dalla sclerosi multipla o pazienti con effetti collaterali della chemioterapia. La prescrizione, inoltre, non può essere fatta da un qualsiasi medico di base: l'unico a poter indicare l'uso della marijuana terapeutica sono gli ospedalieri specializzati. Quando, nel 2018, venne approvato l'uso della sostanza per scopi medici, molti pazienti credettero di poterne usufruire facilmente. Ma, secondo uno studio dello scorso giugno, il NHS aveva effettuato solamente 12 prescrizioni, contro gli 1,4 milioni di persone che hanno dichiarato di usare cannabis illegale per problemi medici: a causa della mancanza di disponibilità, sono molti di più i pazienti che si rivolgono al mercato illegale, per reperire la sostanza.

I big player della cannabis terapeutica

E proprio in Italia e Regno Unito hanno sede i due big player della cannabis terapeutica: Clinn e Sapphire. Si tratta di due centri, primi nel loro genere, che si occupano di medicina integrata, permettendo ai pazienti l'accesso alla marijuana medicinale.

Clinn è un centro, con sede a Milano, che propone "percorsi di salute" personalizzati sulla base delle esigenze dei propri pazienti e realizzati anche grazie al supporto di farmaci a base di cannabinoidi. In questo modo, la medicina tradizione si unisce alle proprietà della cannabis, una pianta già in passato usata come medicinale e reintrodotta con questa accezione solamente da qualche tempo. In Clinn, un team di medici specializzati lavora in diverse aree, per fornire al paziente la possibilità di intraprendere un percorso completo e personalizzato, che vada incontro ai suoi specifici bisogni. "L'obiettivo- si legge sul sito del centro- è di guidare e supportare il paziente e la sua famiglia in modo individuale e personalizzato, attraverso il percorso di cura più vicino alle sue esigenze". Tra le maggiori applicazione, la cannabis può essere usata nel trattamento del dolore cronico, delle malattie oncologiche, della spasticità derivata dalla sclerosi multipla, delle malattie neurologiche e degli effetti di chemio e radioterapia, quali vomito e nausea. Oltre ai trattamenti integrati con la marijuana medicinale, Clinn offre anche una serie di servizi paralleli, utili per accompagnare il paziente nel suo percorso, dalle consulenze, alla nutrizione, fino al supporto psicologico.

Si trovano nel Regno Unito, invece, i centri della Sapphire Medical Clinic, la prima clinica di marijuana medica che nel 2019 è stata registrata dalla Care Quality Commission (CQC), il regolatore indipendente della sanità dello UK, che assicura la qualità e l'efficacia delle cure fornite ai pazienti dai vari servizi. In questo modo, il centro è in grado di offrire ai pazienti l'accesso alla cannabis medica per tutte le condizioni riconosciute per beneficiarne. È stata sempre la Sapphire a istituire il primo registro nazionale dei pazienti del Regno Unito che usufruiscono di prodotti a base di cannabis, così da poter fornire ai medici dati importanti per le prescrizioni future, in attesa di ulteriori studi clinici. Il centro dà la possibilità di intraprendere un percorso di trattamento completo, basato sulla medicina integrata, grazie a un team di medici, che comprende specialisti in neurologia, cure palliative, psichiatrica e medicina del dolore. Gli esperti valutano la situazione del paziente, fornendogli la possibilità di effettuare trattamenti basati sia su farmaci tradizionali che sulla cannabis terapeutica. Lo scorso ottobre, Sapphire ha annunciato l'inizio da parte di alcuni pazienti di un trattamento con la cannabis medica prodotta in UK, strategia che ha consentito di ridurre i costi di acquisto: un rapporto ha rivelato che un paziente con dolore cronico potrebbe pagare solo 4,76 sterline al giorno per un trattamento con marijuana terapeutica. Un enorme passo avanti per il Regno Unito, che potrebbe garantire una maggiore accessibilità economica al prodotto.

Italia e Regno Unito sono in prima linea nella diffusione della cannabis terapeutica per i pazienti affetti da disturbi e patologie resistenti ai farmaci.

Ma, nonostante la legalizzazione della sostanza ad uso medico, sono ancora molti i passi in avanti da compiere per risolvere i problemi legati alla disponibilità del prodotto e della resistenza di una parte della comunità scientifica nella prescrizione della marijuana a scopo terapeutico.

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