Web e sicurezza alimentare tra bufale e disinformazione

Confronto tra giornalisti, blogger ed esperti di medicina e nutrizione. Il sito che cerca di far chiarezza sui tanti allarmi

Riccardo CervelliLe bufale alimentari dilagano sul web e sui social media. Dall'olio di palma, oggetto di costante disinformazione, all'ultima in ordine temporale dei coniglietti di cioccolato messi in vendita da alcune marche famose alla vigilia di Pasqua, con «presunti» pericolosi livelli di idrocarburi. La notizia, basata su uno studio indipendente effettuato da un'associazione privata tedesca (nota per una certa propensione «giustizialista»), è stata ripresa da un sito web italiano e poi ha fatto il giro dei social network. La news è stata analizzata dal sito bufale.net (che da un paio d'anni si propone di offrire un servizio ai cittadini e ai comunicatori, allertandoli sull'infondatezza o sui rischi di alcune notizie circolanti sulla Rete e sui giornali), confrontata con studi di organismi scientifici accreditati ed etichettata sotto la voce «allarmismo e disinformazione».Bollata vera «bufala», invece, è stata la notizia questa volta di sapore più politico che salutista secondo la quale la presidente della Camera, Laura Boldrini, avrebbe invitato i cittadini a festeggiare la Pasqua mangiando il cous-cous invece che con l'agnello, in modo da favorire l'integrazione e prevenire il terrorismo.Abbiamo conosciuto gli autori di bufale.net a margine di un evento intitolato Festival della comunicazione alimentare (www.festivalgiornalismoalimentare.it) che si è svolto a Torino. Una kermesse che ha visto incontrarsi, dibattere e seguire seminari di formazione oltre un migliaio di giornalisti dei media tradizionali e web, blogger, professionisti dell'alimentazione e della salute, e altre persone interessate alla materia. Un'iniziativa che si è ben accordata con la crescita di visibilità che il tema del cibo sta vivendo da diversi anni dalle più svariate angolature: gastronomiche, di costume, scientifiche, storiche, filosofiche ed economiche. Con il risultato, però, che in mezzo alla ridda di scoperte, riscoperte, tesi etiche, allarmi, assoluzioni, la gente comune spesso non riesce più a distinguere l'informazione verificata da quella falsa o superficiale, veicolata al solo scopo di far clamore e attirare audience (che, nel caso del web, si traduce in clic remunerativi per i proprietari dei siti). A queste notizie, magari pubblicate in buona fede, vanno poi aggiunte quelle «pilotat» allo scopo di sabotare concorrenti o interi settori industriali. «Uno dei problemi di cui bisogna tenere conto spiega Claudio Michelizza, cofondatore e amministratore di bufale.net è che sui social media queste notizie vengono condivise dai lettori con i propri amici, con un incredibile effetto moltiplicatore. A questa diffusione esponenziale delle news allarmistiche, quasi sempre non fanno eco le smentite, nei casi in cui queste si verifichino. Uno dei motivi che ci ha spinto a creare bufale.net (che, va precisato, non tratta solo di alimenti, ndr), è che spesso queste notizie riguardano prodotti consumati dai bambini, il che eleva la reazione emotiva dei lettori. È un po' quello cui stiamo assistendo in relazione al dibattito sui vaccini».Un'altra questione sensibile è la ricaduta che notizie menzognere o facilone hanno a livello economico.

«Quando nel mirino vengono messi prodotti di grandi aziende chiarisce Michelizza c'è il rischio di impatti negativi su equilibri finanziari e livelli occupazionali». Di qui l'importanza di non prendere mai le notizie sensazionali come oro colato, ma di cercare altre fonti, confrontarle e ragionare prima di divulgare un'informazione o cambiare abitudini di consumo.

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