Salvini: «Tartaglia? L’hanno usato Fossi Berlusconi andrei a trovarlo»

Un letto e un tavolo con sopra soltanto un rosario. Per pregare. Magari la notte. Che non passa mai. Niente televisione, gli avanzi del pranzo, poche arance e alcuni pacchetti di biscotti. La cella di otto metri quadrati con la finestra che dà su un giardinetto interno. È qui, nel carcere di San Vittore, che è stato portato domenica notte Massimo Tartaglia, il quarantaduenne il cui braccio teso e gli occhi sgranati avevano da ore invaso qualunque trasmissione tv. Era da poco passata l’una ed appena finito l’interrogatorio in questura. Ed è qui che ieri è andato a trovarlo l’europarlamentare della Lega Matteo Salvini. Tartaglia è tranquillo, sedato dai farmaci.
Come va? Addosso un paio di jeans, una camicia, un maglione a righe. «Come sto? Non male. Non sto male qui. Si mangia bene. Io ho fatto per tanti anni il turista squattrinato. Campeggi, ostelli della gioventù, Ho dormito in posti ben peggiori». È un ragazzone Tartaglia. «Mi è sembrato un bravo fioeu», racconta Salvini. «Né un anarchico, né uno spietato assassino. Uno con dei problemi. E proprio per questo il tipico esempio di una persona facilmente influenzabile. Manipolabile da qualcuno che magari l’ha mandato avanti. A forza di leggere sui giornali l’odio per Berlusconi, ha fatto quello che ha fatto. Avesse letto di qualcun altro, sarebbe andato lì a spaccargli la faccia».
Il reparto dove Tartaglia è detenuto in una cella singola è quello del Centro di osservazione neuropsichiatrica. Sedici ospiti con problemi diversi. È sorvegliato a vista ventiquattr’ore su ventiquattro dagli agenti per evitare che commetta altre follie. Frequenti le visite degli psicologi e costante il monitoraggio psichiatrico disposto dal provvedimento del gip Cristina di Censo che ha convalidato l’arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere non accogliendo la richiesta della difesa di trasferirlo temporaneamente, in stato di detenzione, in un ospedale psichiatrico. Per motivarlo il gip ha ravvisato il rischio di reiterazione del reato. Inoltre ha tenuto conto della necessità di completare le indagini tuttora in corso e la sussistenza del pericolo di inquinamento delle prove. Per lui, al momento, l’accusa è di lesioni pluriaggravate. La Procura, nel frattempo, ha disposto una consulenza psichiatrica per accertarne l’effettivo stato. La mamma Donata è ovviamente preoccupata. «Massimo sta abbastanza bene - ha detto -. Lo curano e gli danno i farmaci che deve prendere».
Tartaglia ricorda bene il suo gesto. Quel souvenir del Duomo scagliato violentemente in faccia al premier Silvio Berlusconi domenica sera dopo il comizio. Ma non ne parla volentieri. Con gli agenti che si occupano di lui e che cercano di capire, cambia discorso. «Ma non è certo uno che odi Berlusconi», giura Salvini. A trovarlo sono venuti soltanto il papà e il fratello minore Maurizio che gli hanno portato un libro, Ogni giorno della mia vita di Nicholas Sparks. Lui un libro l’aveva già preso nella biblioteca del carcere: Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. Un classico della perdita d’identità e della sua ricerca. «A casa non ho mai tempo, finalmente posso leggere. Mi piace leggere». Ma non i giornali. Ieri gli sono stati consegnati i primi due quotidiani. È andato subito a cercare le pagine su di lui. Dice di essere rimasto deluso. «Le cose che ci sono scritte non sono vere. Ci sono troppe imprecisioni. Meglio i libri. I romanzi, lì si che si trova la verità», si lamenta. «Ma è lei Salvini? Quello della Lega? Ma sa che in televisione mi sembrava un violento?», dice lui che da giorni sta nei video. Nei tg di tutte le reti del mondo.
Agli agenti che si occupano di lui chiede di casa, di Cesano Boscone, la sua cittadina. La casa. Un pensiero che ritorna. «Ma tornerò mai a casa? Mi lasceranno mai tornare?», ripete spesso agli agenti. Fa tenerezza a chi lo incrocia. La voglia di tornare dai suoi. Dalla mamma e dal papà con i quali vive. Anche se ha già quarantadue anni. Nessuna fidanzata e tanta voglia di qualcuno che si occupi di lui. Magari senza mandarlo avanti a fare una pazzia.
I ricordi belli sono quelli dell’oasi di Vanzago. Il bosco del Wwf, l’area protetta dove alberi, stagni e prati accolgono caprioli, conigli selvatici e meravigliosi uccelli rapaci. Ci doveva andare con il treno, perché la patente gliel’avevano ritirata. Ricorda di quando puliva le tane degli animali. Spostava la neve da volontario. Lontano da quella maledetta statuina. Fino a pochi giorni fa un souvenir terribilmente kitsch per turisti con poco buon gusto. E ora diventato invece oggetto per collezionisti del cattivo gusto.

È stata costruita a mano in Cina usando materiale in resina, ha una misura di otto centimetri per dieci, non ha base metallica e pesa poco più di 200 grammi, racconta Franco Zambiasi, titolare dell’omonima azienda di Lavis, a nord di Trento, che importa e distribuisce migliaia di gadget, fra cui proprio quel Duomo comprato da Tartaglia nel chiosco del centro di Milano.
«Se fossi Berlusconi - azzarda Salvini - passata l’incazzatura andrei a trovarlo. Ha bisogno di aiuto. Sicuramente c’è qualcuno che ha approfittato di lui».

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