Che gioia dodici mesi fa, quando eravamo la Superba del calcio, il Genoa era ottavo in classifica e la Sampdoria quinta con ampia vista sulla Champions League. Che tristezza ricordare i giorni felici nei tempi di disgrazia. Fosse ancora tra noi, che stretta al cuore per Paolo Mantovani che sabato prossimo avrebbe compiuto 81 anni. A retaggio della testé trascorsa domenica calcistica, di positivo in chiave rossoblucerchiata scorgo peraltro proprio e soltanto lo zero a zero universalmente annunciato della Sampdoria accompagnata per mano a casa Chievo da 4mila fedelissimi che categoricamente «non ci stanno», in concomitanza con l'inopinato annegamento del Parma nel rigurgito d'orgoglio del virtualmente retrocesso Bari. E in negativo? Vedo purtroppo tutto il resto. Che provo a sintetizzare.
Primo, in chiave rossoblu: la sconfitta del Genoa al cospetto del Cagliari. È la sesta al Ferraris in 15 appuntamenti del corrente campionato. Non vi fa pensare? Secondo: il «modo» del disastro grifonato. Sintetizzabile in due condizioni fondamentali: la forte motivazione della tosta squadra magistralmente messa in campo da Donadoni a petto dello spirito vagamente moscio dei discepoli di Ballardini, unita all'assoluta preponderanza tecnico-atletico-quantitativa del centrocampo sardo (peraltro privo di capitan Conti) rispetto all'esile dirimpettaio genoano (mutilato di Kucka e Veloso e con Milanetto acciaccato) che difatti veniva sistematicamente saltato da Dainelli e compagni con pallacce lunghe alla «correte a guadagnarvele» all'indirizzo dei martiri Palacio e Floro Flores (con buon peso di Paloschi nella mezz'ora finale) penosamente isolati nella morsa di forze preponderanti. Terzo, in chiave blucerchiata: le inopinate vittorie del Catania sul Palermo e del Lecce sull'Udinese, completate dal non imprevedibile successo del Brescia sul Bologna. Quarto, ancora in chiave blucerchiata: il pareggio «in articulo mortis» del Cesena.
Tirando le somme, a 7 tappe dal traguardo, 21 punti in palio, ci ritroviamo con il Grifone definitivamente relegato nel limbo e insomma - parlandone in via di «cuginaggio» - tutt'altro che probabile affossatore di Brescia Lecce e Cesena quando verranno a fargli visita; e appunto con la Sampdoria - compagna del Parma a quota 32 - staccata di 3 punti dal Catania e pressata minacciosamente alle spalle da Lecce Cesena e Brescia.
E allora? La squadra che ha perso 11 delle ultime 16 partite disputate, con l'aggravante «spaziale» di essere rimasta all'asciutto in 13 occasioni, «non doveva» perdere a Verona e ci è riuscita, missione compiuta; dopodiché «dovrà» battere il Lecce al Ferraris e per riuscirci avrà ovviamente l'obbligo di segnare almeno un gol. Un appuntamento, con il gol e con la vittoria, stavolta ultimativo, poiché la squadra di Cavasin sarà successivamente chiamata ad affrontare la doppia tremenda trasferta di San Siro (Milan in piena corsa scudetto) e Bari (scheggia impazzita), ospitare un Brescia in grande salute e disputare il derby che di per se stesso rappresenta un punto interrogativo alto come un grattacielo. Visto che tutti gli altri sul fondo in qualche modo riescono a segnare, ripeto il concetto: signori blucerchiati smettetela di fare le vedove inconsolabili di Pazzini e Cassano che mascheravano le vostre obiettive carenze costituzionali. È tornato Pozzi. Non è ancora in forma ma vivaddio è un centravanti di ruolo.
Nel frattempo il Genoa andrà a far visita alla Signora di Del Neri resuscitata da Krasic e Matri, Grosso e Storari. Una Signora che improvvisamente ritrova la fame d'Europa, e pazienza per lei se non si tratterebbe di Champions ma solo di League. Io resto con Ballardini, che con quel che ha fa quel che può, ma registro che la batosta subita dal Cagliari Preziosi l'ha presa malissimo, con un colossale sfogo pubblico che automaticamente alimenta gli spifferi dedicati ai Ranieri e Delio Rossi, Malesani e Giampaolo, Atzori e Conte, Sannino e chi più ne ha più ne metta, come rigorosamente accade in questi casi.
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