Situata tra il rio Pomà e il rio Sturla, era chiamata la valle dei mulini. Oltre 70 costruzioni che, sfruttando l'abbondanza di acqua di San Desiderio, nel periodo di maggiore splendore commerciale della Superba, macinavano grano, orzo, ceci, castagne. Prodotti locali o importati dal primo porto del Mediterraneo. «Antico borgo situato in una verde conca e in una delle posizioni più felici della Valle Sturla, tra le pendici del Monte Fasce e il pendio di Bavari», recita un antico itinerario turistico. Tanto antico da non sapere che da un anno a questa parte San Desiderio è ostaggio di quelle acque che a suo tempo le hanno portato tanta fortuna economica.
Una lenta ma sempre più incombente serie di smottamenti attraversa il paese. Dalla frana dello scorso 18 aprile in via Canneto che ha abbattuto l'argine di cemento armato del Pomà che in poche ore si è mangiato la strada che porta all'antico borgo posto poco sopra al parco «canaixa». Una erosione che non ha risparmiato neanche l'antico cimitero che dall'alto, sopra i campi sportivi, guarda il paese. Sonde sui muri crepati dell'antico camposanto segnalano ogni più piccolo movimento del monte e, di riflesso, delle tombe che, coi loro epitaffi, sembrano volersi bagnare sullo Sturla, qualche decina di metri più in basso. Ed è proprio sullo Sturla, stazione di arrivo della collina che non ne vuole proprio sapere di rimanere al suo posto minacciando di invadere l'alveo del torrente e tutte le case che lo circondano, che si riversano le preoccupazioni maggiori. Tanto da convincere l'assessore alla Città Sicura, Francesco Scidone, a inviare lo scorso ottobre a tutti gli abitanti di via Mignone e via Induno un codice di «comportamento da adottare in caso di emergenza». Tale codice obbliga gli amministratori degli edifici situati nelle aree in pericolo di frane di informare periodicamente i proprietari «del rischio a cui sono esposti e dei comportamenti da mettere in pratica» nelle situazioni di pericolo.
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