Dare a Giulio ciò che è di Giulio, Andreotti naturalmente. È lidea alla base del documentario che Tatti Sanguineti ha girato sul senatore a vita, ma che ancora non vede la luce. Sono 36 ore di riprese, frutto di 21 incontri, il sabato mattina, nello studio di Andreotti, tutti imperniati sul cinema.
Finanziato come progetto speciale dal ministero per i Beni e le Attività Culturali, è ora nelle mani dellIstituto Luce che sta ancora decidendo come utilizzare il materiale di quella che è diventata unintervista fiume. «Intanto - rivela al Giornale Luciano Sovena, presidente e amministratore delegato del Luce - con Tatti Sanguineti stiamo lavorando per mettere insieme venti minuti di girato (ma lautore preferirebbe che fossero 60, ndr) in vista del compleanno di Giulio Andreotti». Che cade il prossimo 19 gennaio, quando il senatore a vita compirà 90 anni e verrà ricevuto dal presidente della Repubblica. Lidea è presentare in quelloccasione una parte del lavoro sulla figura delluomo politico che per Sanguineti è molto lontana da Il divo di Paolo Sorrentino perché, dice, «non è stato soltanto luomo dei panni sporchi che si lavano in casa, ma ha incarnato, fondato e avviato la ricostruzione dellindustria cinematografica italiana nel dopoguerra, ne fu il cardine e il motore e dopo aver contenuto gli americani vincitori della guerra, ostili e diffidenti verso il nostro cinema considerato balcone e megafono di Mussolini, ne favorì il ritorno con investitori e co-produttori».
Per poi aggiungere: «Ad Andreotti si devono lo sgombero di Cinecittà occupata dagli sfollati, la ripresa del lavoro negli studi, il ritorno degli americani, lincremento delle sale parrocchiali.
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