«Sanità d’eccellenza, perseguitati perché privati»

Roma«Da modello di sanità che funziona i media ci hanno trasformato in vampiri». Carlo Trivelli è il presidente della San Raffaele Spa, il gruppo che gestisce sei strutture riabilitative a Roma e nel Lazio, cinque delle quali accreditate con il servizio sanitario nazionale. Un impero della riabilitazione su cui giorni fa si è allungata l’ombra del sequestro conservativo da parte della Corte dei conti delle sei cliniche, per coprire «ante causam» il danno erariale di 134 milioni ipotizzato dai giudici contabili per presunte irregolarità nelle prestazioni erogate in regime di convenzione con le Asl. Un provvedimento cautelativo che, precisa Trivelli, «non riguarda le strutture aziendali e l’attività che vi si svolge».
Quindi nessun problema per i vostri assistiti.
«Le strutture sono aperte, il personale lavora, anche se ovviamente la risonanza mediatica ha comportato un grande allarme nei lavoratori, nelle famiglie e nelle persone che assistiamo quotidianamente».
Tutto nasce da un’inchiesta aperta nel 2009 dalla Procura di Velletri.
«Sì, un’inchiesta che riguarda solo una parte delle prestazioni assistenziali - quelle in day hospital e parte di quelle di lunga degenza - di una sola delle sei cliniche del nostro gruppo, quella di Velletri. Mentre leggendo gli articoli dei giornali si poteva avere l’impressione che le presunte irregolarità riguardassero tutti i nostri centri di eccellenza, che sono urbanisticamente e scientificamente all’avanguardia».
Come si arriva a 134 milioni di euro?
«La Corte deduce l’esistenza di un danno corrispondente al fatturato di cinque anni come se noi non avessimo curato nemmeno una persona. Non si può pretendere che svaniscano nel nulla cinque anni di prestazioni assistenziali, con centinaia di attestazioni di gratitudine per i nostri operatori, che ora si ritrovano sbattuti sul giornale come vampiri. E si tratta di gente che con stipendi non certo da top manager della pubblica amministrazione si dedica con amore e sacrificio all’assistenza di chi ha bisogno».
Assistenza, ma anche guadagno.
«Ma il privato reinveste buona parte degli utili nel miglioramento delle strutture e dell’assistenza. Certo ci possono essere casi di malasanità, ma le assicuro che nel pubblico ce ne sono molti di più. Un paio di anni fa la commissione di inchiesta sul servizio sanitario del Senato dopo una visita approfondita nella nostra struttura di Cassino l’ha indicata a esempio di sanità di eccellenza da imitare».
La Procura di Velletri parla di ricoveri inventati, di patologie ambulatoriali trasformate in day hospital, di conti che non tornano.
«Noi ovviamente conosciamo per grandi linee, in base agli atti ricevuti dalla Procura di Velletri, gli addebiti, che neghiamo in maniera ferma e decisa. Il provvedimento di sequestro deve essere sottoposto a convalida in un’apposita udienza per ora fissata per il prossimo 2 luglio. Ma noi, oltre alla revoca del sequestro, abbiamo chiesto di anticipare l’udienza. Vogliamo essere ascoltati presto dalla Corte dei conti. Abbiamo ragioni forti».
Quindi sareste dei perseguitati?
«Guardi, le parlo da uomo di sinistra, quale mi ritengo per formazione. Vedo un forte pregiudizio della politica e dell’informazione nei confronti della sanità privata. Ma io ricordo che la Costituzione garantisce la salute dei cittadini e la libertà di scelta del cittadino rispetto all’offerta sanitaria. La sanità privata è complementare a quella pubblica, quest’ultima si occupa delle emergenze e delle fasi acute, trascurando un momento decisivo come quello del reinserimento della persona che ha subìto un evento alla sua piena capacità sociale, personale e lavorativa.

E poi allo Stato ogni ricovero in un ospedale pubblico costa 1500 euro al giorno e in una struttura accreditata 400 euro».
In questi casi si conclude dicendo: «Comunque ho fiducia nella magistratura».
«Sì, ho fiducia nella magistratura. In quella giudicante. In quella inquirente un po’ meno...».

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