Sapete che vi dico? Giusto lo spoil system

Caro Granzotto, ancora prima di cominciare la partita si addensano nubi burrascose sulla prossima legislatura. Mi riferisco a quel «cominciamo male» espresso da Walter Veltroni in riferimento alla dichiarazione del premier Silvio Berlusconi di voler assegnare a due esponenti della sua coalizione sia la presidenza del Senato che quella della Camera dei deputati. Visto che le due cariche sono eminentemente rappresentative non si poteva evitare questa prima frizione e con gesto magnanimo assegnarne una alla parte soccombente?
Gualtiero Iannacone e-mail

Mi scusi, caro Iannacone: se era per evitare frizioni e non indispettire la sinistra, se era, insomma, per stare col cappello in mano di fronte a Veltroni tanto valeva perderle, le elezioni. La regola è sempre quella: chi vince governa e chi governa prende decisioni generalmente non condivise dalla opposizione, foss’anche agghindata coi pizzi e merletti del «governo ombra» (anzi, shadow cabinet, come, facendo l’americano, l’ha voluto chiamare Uolter). Per quanto mi riguarda, poi, ove si prefiguri (come nel caso nostro) un governo di legislatura sono un convinto sostenitore dello spoils system - il rinnovo delle cariche istituzionali e di quelle direttive degli enti statali o di controllo pubblico - a trecentosessanta gradi. E questo non per particolare simpatia per la formula «to the victor go the spoils», al vincitore va il bottino, da cui poi è stata tratta la formula «spoils system», ma per una questione squisitamente, come si diceva una volta, politica. Se, come è doveroso che sia, intende dare la sua impronta politica, economica, sociale e culturale alla legislatura, l’esecutivo deve infatti poter disporre di tutte le leve necessarie, anche quelle dei cento, centocinquanta enti che costituiscono il potere sottopelle dello Stato e che, assieme a quello più propriamente politico, contribuisce a modellare la fisionomia di un governo. Leve che si trovano nelle mani di persone senz’altro di altissimo livello professionale e degne del massimo rispetto, ma designate (parliamo di nomine politiche, non di pubblici concorsi) dal precedente governo e che dunque è improbabile - son tutte persone serie, mica dei carrieristi spregiudicati - che si uniformino alle linee programmatiche di un esecutivo ideologicamente distinto da quello che aveva affidato loro l’incarico. Ed ecco perché si impone il rinnovo di quelle cariche le quali, per loro natura e investitura, non possono, pena il ridicolo, essere comprese nella veneranda categoria del «posto fisso».

La sinistra, che l’ha praticato alla grande, alla grandissima, ora che è il turno di Silvio Berlusconi chiama lo «spoils system» lottizzazione. E allora?

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